17 luglio 2025

Urania n. 16 - Il pianeta maledetto di Eric Frank Russel



CARATTERISTICHE EDITORIALI E FISICHE
Il volume è squadrato, solido, ancora elastico. La copertina presenta un piccolo strappo e un angolo piegato, la costina una piega di lettura, ma niente di imperdonabile. Siamo intorno a un LEM 4,5.

Russel è anche autore del numero 7 di Urania, Schiavi degli invisibili, che è uno dei più bei romanzi fantascientifici mai scritti e punto, andate a leggervi la Recensione in Guanti Bianchi. 
Il titolo originale de Il Pianeta Maledetto è Dreadful Sanctuary (che sì, non c'entra niente) e, come molti altri romanzi passati da queste parti, è stato dapprima serializzato su Astounding Science Fiction a partire dal 1948, per poi vedere la luce come hardcover nel 1951 per i tipi di Fantasy Press (gli stessi di Gorilla SapiensOltre l'orizzonte e Il figlio della notte... buon fiuto!), con una meravigliosa copertina di Edd Cartier che vi posto qui perché damn. Preferisco quella di Caesar per il realismo scientifico della rappresentazione, ma questa è più drammatica, più avventurosa e il razzo è uguale a quelli nel libro!


Vale la pena notare che Russel riscrisse la storia per il paperback del 1963 e fu costretto a cambiare il finale per mandato editoriale: quello originale era troppo ottimistico. Sul numero di Ottobre 1951 di The Magazine of Fantasy & Science Fiction, i recensori Boucher e McComas lo definirono "ridiculously anticlimactic ending" e la cosa deve aver spaventato. Francamente non sono d'accordo, secondo me è perfettamente adeguato e non guasta affatto: sono con Schuyler Miller quando definiva Dreadful Sanctuary "one of the most believable science-fiction books in years".

Come in ogni singolo caso finora, ci troviamo di fronte alla prima edizione italiana, che è uno dei motivi per cui, seppur vi siano stati esperimenti precedenti, Urania sia da sempre considerata a tutti gli effetti la pubblicazione che ha popolarizzato la fantascienza in Italia.

Traduzione di un giovane Pietro Leoni, che nel corso della sua carriera ha tradotto sia fantascienza (Asimov, Hamilton, van Vogt) che classici (come Mark Twain) e fa un lavoro magnifico. La prosa è agile, moderna, divertente, e il lessico anni cinquanta le conferisce uno charme meraviglioso. Richiama molto lo stile degli hard boiled del tempo. Pur non avendo letto il romanzo in lingua originale, sono certo che parte del merito è di Russel, ma diamine se Leoni non ci mette del suo. I pochi inciampi, come un "ingenuity" tradotto "ingenuità" o un "is that all?" reso con "è qui tutto?", si possono felicemente perdonare. Uno però mi ha lasciato perplesso. 
Un razzo esplode per un incendio a "uno dei suoi venturi laterali", che non so cosa voglia dire di preciso. È un motore? Si riferisce all'effetto Venturi? In questo caso, cosa c'entra, dato che riguarda la meccanica dei fluidi? Ho cercato termini aeronautici simili ma senza alcun successo.
 
Il lessico, dicevo. Nel romanzo compaiono dei "televisori giornalistici", ovvero schermi in libera vendita dedicati a mostrare i giornali in uscita giorno per giorno, le segreterie videofoniche, che il traduttore – con termine delizioso quanto desueto – chiama "ipsofoni", il denaro è "lattuga" e c'è una giovane donna nella "fase introduttiva della sonolessi", termine con cui nemmeno la Crusca mi aiuta: pare inesistente. Ipotizzo un neologismo per tradurre "sleepiness", ma è una congettura e non conterei sulla sua correttezza. A parte qualche termine in disuso tipico dell'italiano del tempo, i dialoghi sono coloriti, vivaci e niente affatto ingessati. Leoni non tenta di iniettarvi toni "letterari" senza motivo come, ogni tanto, accadeva in quegli anni.
 
Ci sono pochi errori di battitura, ma anche innumerevoli parole ripetute in frasi consecutive e, a volte, persino nella stessa frase, a una virgola di distanza. Queste, unite alle traduzioni un po' sbilenche di alcuni termini a cui ho accennato sopra, mi paiono un segno che il testo è stato sottoposto a un editing sciatto o inesistente, impressione rafforzata da una pagina che finisce con "guardarlo." e la pagina successiva che inizia con "darlo.": chiaro errore di composizione tipografica. 
 
Illustrazioni del sempre evocativo BELT, la cui identità sfugge a ogni mia ricerca e continua a essere avvolta dal mistero. Stavolta però sono davvero poche e non curate come al solito... poco tempo per la preparazione del numero? Mah.


RECENSIONE (SPOILER!)

Siamo nel lontano futuro dell'anno 1972 e il diciassettesimo razzo verso la Luna esplode poco prima di arrivare a destinazione, come i precedenti sedici, scatenando un'ondata di scoraggiamento in tutti coloro che vorrebbero vedere qualcuno mettere piede sul satellite. Incompetenza degli ingegneri americani? Forse. Sabotaggio dei russi? Pare improbabile quando esplode anche un razzo russo. Cosa, allora?

Il professor Bob Mandle ha un'ipotesi: lo "strato Mandle", cioè un involucro elettromagnetico che avvolgerebbe la Luna tra i diecimila e dodicimila chilometri di distanza dalla superficie e farebbe reagire il combustibile dei razzi in maniera esplosiva.

Il signor Armstrong, corpulento magnate con più soldi che buon senso, si incuriosisce leggendo l'articolo dello scienziato. Sta finanziando il diciottesimo razzo, quindi ovviamente desidera vederci chiaro. Chiama così Mandle al fonovisore per chiedergli dettagli, ma la conversazione si interrompe bruscamente. Troppo perché non vi sia qualcosa sotto. Armstrong manda quindi i servizi d'emergenza a casa del professore e scopre che è morto stecchito nel corso della videochiamata, apparentemente per cause naturali... la qual cosa puzza. E ora che si fa?

Come Mandle c'è solo Mandle: la sorella Claire, scienziata pure lei, tanto intelligente quanto amante dei cappelli bizzarri. In attesa di incontrarla, il magnate assume Hansen, un investigatore privato, per scoprire chi avrebbe avuto motivo di far secco Bob e prendere informazioni riguardo certi politici che sospetta avrebbero interesse a sabotare lo slancio verso la Luna. 

Inzia da qui una rocambolesca vicenda di agguati, pedinamenti, travestimenti, omicidi, zuffe e attentati, a metà strada tra la detective story e la fantascienza. Il ritmo è incalzante pur senza esagerare, aiutato da una prosa agile e scattante, mai scontata, sempre avvicente.

Chi sono i misteriosi oppositori che non vogliono l'uomo nello spazio? Perché? Chi è l'uomo dai capelli rossi che pedina Armstrong? Che segreti nasconde il Norman Club, misteriosa organizzazione senza un apparente scopo di cui fanno parte persone influenti, compresi diversi senatori, e che pare avere le mani in pasta negli affari spaziali? Perché dalle azioni di Armstrong dipenderà lo scoppio della Terza Guerra Mondiale?

Non vi spoilero oltre, dovete leggerlo. Dire di più significherebbe rivelare il colpo di scena principale del romanzo e non vi farò questo disservizio, perché Russel se la gioca bene. Occhio alle foto, però, più sotto spiego perché.

Armstrong è un personaggio adorabile. Massiccio e forzuto, pragmatico e simpatico, è capace di rimettere al loro posto i suoi interlocutori, che siano nemici o collaboratori, tanto coi pugni che con un sarcasmo tagliente e mai sgradevole. Il modo in cui parla è fortemente caratterizzante, è un tipo a cui non piacciono le manfrine e punta dritto al sodo, con scarsa sopportazione per chi non si comporta in modo schietto ed efficiente. Si fa presto ad amarlo per la sua caustica verve ed è tutto merito di Russel, che più in generale conduce un ottimo lavoro di caratterizzazione dei personaggi principali. 

Questo include Claire Mandle, donna pronta, determinata e spiritosa per cui Armstrong si prende una cotta istantanea al primo incontro, ricambiato. Il banter tra i due è delizioso e, seppur il personaggio femminile risenta di qualche cliché anni '40, paritario e divertente. Lui è esplicito nel suo flirting, lei meno, ma la questione è trattata con penna felicissima e si accompagna molto bene, con ottimo bilanciamento, alle diverse discussioni sugli avvenimenti in cui si trovano coinvolti. Si ha da subito l'impressione di qualcosa di genuino, positivo, sdrammatizzante: di norma il romance non mi interessa molto, perché spesso è banale e infarcito di stereotipi, ma seguire lo svilupparsi delle loro interazioni è fantastico e interessante. Bravo Russel!

Il romanzo include infine un dose di razzismo americano anni '40, quando si riteneva che la terra fosse popolata da diverse "razze" umane e che quella bianca fosse ovviamente la migliore, ma il giudizio che ne dà Russel è chiaramente negativo. Non posso dare dettagli senza rovinarvi il libro perché si tratta di uno dei punti principali della trama, quindi ho relegato alcuni passaggi "sociologicamente interessanti" alle foto: se non volete troppi spoiler evitate quelle con lunghi brani di testo.
 
Il fatto che non ritengo tali posizioni razziste proprie di Russel dipende da quel che so di lui. Per dire, nel suo racconto breve Jay Score del 1941 c'è un medico spaziale nero descritto senza alcuno stereotipo e, sia in quella storia che nei seguiti, troviamo un equipaggio multietnico pieno di alieni che non si sarebbe rivisto fino a Star TrekNon è un caso che le posizioni razziste siano proprie soltanto degli antagonisti del romanzo.

NOTA BENE
La scheda dell'opera, che ho incluso nelle foto, RIVELA L'INTERA TRAMA DEL ROMANZO - FINALE INCLUSO. EVITATELA COME LA PESTE se non volete spoiler.

Il testo si conclude con la quarta puntata di Niente fiori all'ambrosia di Rex Stout, che non recensirò perché è un giallo, seguito dalla rubrica scientifica L'affascinante mistero delle radiostelle e dall'angolo enigmistico.

Mi voglio soffermare un momento sulla rubrica scientifica perché, beh, se a questo punto non mi conoscete siete stati poco attenti... e poi nel romanzo la scienza latita – c'è molta più "fanta", nonostante una robusta dose di technobabble – quindi fatemi sfogare!
Si parla di "radiostelle", termine generico per fenomeni poco compresi, che erano al tempo una roba nuova nuova... un po' come la stessa radioastronomia, che aveva appena più di vent'anni e portava scoperte su scoperte, una più sensazionale dell'altra. Le radiostelle in questione erano strane bestie: fonti radio di enorme potenza che non avevamo proprio idea di che roba fossero.

Oggi, in linea generale, le chiamiamo quasar se sono nuclei galattici molto attivi o pulsar, cioè dense stelle di neutroni (immaginate la massa del Sole compressa in una sfera del diametro di venti chilometri) in rapidissima rotazione, che sono ciò che rimane dopo l'esplosione di un certo tipo di supernova. Nell'articolo si parla di circa 200 fonti radio scoperte fino a quel momento e vengono menzionate per nome solo due "radiostelle": la pulsar rimasta dopo la supernova del 1054 che diede origine alla Nebulosa del Granchio e quella che oggi chiamiamo Residuo della Supernova di Tycho.

Trovo affascinante leggere di quando queste cose erano nuove, eccitanti scoperte piene di mistero, perché è ancora così. Se oggi abbiamo le idee molto più chiare riguardo a ciò che ci lasciava basiti 70 anni fa, non ho dubbi che tra altri 70 quelli che oggi consideriamo enigmi saranno ben conosciuti e ci riveleranno nuove meraviglie.

C'è, ovviamente, anche un "angolino ingenuità": nel 1953 della Luna sapevamo ancora poco. Eravamo ragionevolmente certi che non ci fosse un'atmosfera e, quindi, niente acqua, niente vita e nessuna erosione del suolo. Esistevano però numerosi "selenografi" che tracciavano mappe della superficie del nostro satellite a intervalli regolari, basandosi su osservazioni oculari, e sostenevano a spada tratta che la superficie della Luna mutava eccome! Quindi chi pensava fosse un mondo morto si sbagliava! Kombloddoh!1!
La gente è sempre gente e certe cose non cambiano mai.

In generale il romanzo è solido, pieno d'azione, intrigo, spavalderia e sarcasmo: intrattiene con gusto e riesce a creare una buona suspense, anche se è più detective story che fantascienza. Non incontra particolarmente i miei gusti però l'ho comunque apprezzato e non mi sono mai annoiato: se è il vostro genere buttatevi sereni, lo raccomando!  

La fantastica copertina di Caesar rappresenta uno dei "razzi" che esplode vicino alla Luna, come nel romanzo. Curioso che non abbia la classica forma fallica, anche se ha un motore a razzo, ma assomigli molto di più a un lander.

La costina è solida ma non perfetta, dato che presenta una piega di lettura che corre per tutta la sua lunghezza.
Quarta di copertina = pubblicità. La Rumianca S.p.A. faceva prodotti chimici industriali ma, a quanto pare, anche deodoranti per armadi.

Mai perdere occasione di spammare i Gialli Mondadori in seconda di copertina! Del resto la pubblicità nelle pagine interne in questo numero manca del tutto: credo sia la prima volta.

Frontespizio con la solita firma incomprensibile e il mese di uscita. Tra un po' la firma scomparirà perché gli Urania che ho acquisito da un certo numero in poi hanno avuto proprietari differenti.

La scheda introduttiva del romanzo spoilera la trama... e io che mi preoccupo così tanto!

Si parte! Quello grosso è Armstrong, il protagonista.

Il lessico di Russel è piacevolmente scoppiettante.

I dialoghi sono coloriti, mai noiosi e suonano deliziosamente demodé alle nostre orecchie moderne.

Claire Mandle, la sorella dello scienziato ucciso all'inizio del romanzo.

"Lattuga" per riferirsi ai "verdoni", ovvero ai dollari.

Ti capisco ,fratello.

Mi piace sempre rinvenire i segni di legatura, cioè le indicazioni che dicono al tipografo in che ordine vanno i fascicoli di cui è composto il volume. Questa è la seconda legatura di (UR)ania numero 16. Era necessaria anche l'indicazione di quale fosse la pubblicazione, non ultimo perché Mondadori al tempo si serviva di varie piccole stamperie sparse per l'Italia.

"Sono davvero impressionato dalla rapidità con la quale non approdiamo a un bel niente" è sarcasmo velenoso della miglior qualità. ADORO. 

Se non ci sono misteriose macchine futuristiche che emettono lampi azzurri, che fantascienza è?

Nella lingua inglese non esistono le bestemmie come le concepiamo noi, ma i lettori di Urania dovevano avere l'impressione che gli Stati Uniti fossero il Paese più blasfemo del globo.

Technobabble o qualcosa di sensato? Non sono un ingegnere elettronico... ad maiora!

Immagine da saltare se non vi piacciono gli spoiler o i termini che oggi consideriamo razzisti.

Altra immagine da evitare se non volete spoiler.

"Istorica" è MERAVIGLIOSO.

E alé col razzismo alieno! Ma stemperato da Armstrong che, giustamente, eccepisce.

Qui BELT fa un brutto disservizio ad Armstrong che, francamente, non immaginavo né così anziano né così brutto. Nel libro si dice che ha 34 anni.

Povero Armstrong, gli danno pure fuoco alla casa.

Quando dico che il testo non è stato sottoposto a editing e, forse, nemmeno a correzione di bozze, intendo personaggi che si chiamano George ma diventano Giorgio e tornano George poche righe sotto.

Non si può dire che il nostro protagonista non abbia fegato.

La rubrica scientifica verte sulle "radiostelle", che oggi chiamiamo pulsar.

Gli investimenti per la scienza in Italia erano scarsi pure al tempo.

Angolo enimmistico a cura di Cielo d'Alcamo, colto pseudonimo che non so chi nasconda.

Prossima Recensione in Guanti Bianchi: Hedrock l'immortale di Alfred Elton Van Vogt!

Romanzo storico su Goya di Lion Feuchtwanger, pubblicità della prima edizione italiana.

Nessun commento:

Posta un commento