29 marzo 2023

Urania n. 10 - Anno 2650 di Alfred Elton van Vogt


CARATTERISTICHE EDITORIALI E FISICHE

Il libro presenta qualche segno dell'età (bordi leggermente consumati, qualche graffio), la copertina mostra segni di scolorimento nell'angolo superiore destro: probabilmente il volume è stato conservato storto, le parti visibili esposte al sole. Al dorso manca un pezzetto di circa 1cm sull'angolo inferiore. Per il resto è in ottima forma, elastico come fosse nuovo, solido e squadrato, pagine interne perfette. Non è bello quanto avrei voluto ma fa parte di un lotto di 30 in condizioni generali da ottime a sufficienti, non intendo sostituirne nessuno.

Serializzato per la prima volta su Astounding Science Fiction tra l'agosto e l'ottobre 1945 con il titolo di The World of Ā, ove Ā si riferisce alla logica non-aristotelica, il romanzo è conosciuto anche come The World of Null-A e, da noi, come Non-A e Il mondo del non-A. Uscì in hardcover nel 1948 per Simon&Schuster con lo stesso titolo di Astounding ma poi Ace Books, per risparmiare sui costi di stampa, lo pubblicò in paperback con l'altro a partire dal 1953. Urania, nella scheda dell'opera, se la cava con una À.

Traduzione di Sem Schlumper, di cui non riesco a trovare alcuna nota biografica. Pare uno pseudonimo da chilometri, ma chissà. Una ricerchina OPAC restituisce 177 volumi e mi rivela che ha tradotto un sacco di gialli per Longanesi e Mondadori, nonché qualcosa di fantascienza come van Vogt (questo) e Asimov (Paria dei cieli). 

La traduzione è scorrevole, competente e ragionevolmente moderna per l'epoca. Il linguaggio è un po' meno fiorito della media, pur se gode di frasi splendidamente costruite e una terminologia ricercata, e non presenta troppi termini arcaici o adattamenti avventurosi. I dialoghi sono la parte che suona più "antica", ma non è un male: in questo caso, merito anche la prosa di van Vogt, sentire acerrimi nemici rivolgersi l'un l'altro insulti come "malcauto leggerone" e forbite minacce piene di melodrammatica determinazione aggiunge fascino, non noia :D 

Schlumper da il suo meglio quando van Vogt si lancia nelle descrizioni dei principi di semantica generale, usando la terminologia giusta in modo rigoroso e riuscendo a dare un'idea anche al lettore italiano. Ciò non vuol dire che il lavoro sia privo di difetti. Ad esempio, durante una colluttazione, il protagonista rifila tre "uncini" al suo avversario. Ovviamente sono "hooks", cioè "ganci", ma Schlumper evidentemente non conosce i termini della boxe. Poi ci sono delle meravigliose "cesoie atomiche"  che vengono usate per tagliare del ferro, che scommetto siano un pionieristico tentativo di tradurre "atomic cutter" in mancanza di precedenti. Niente però che possa inficiare un lavoro ben svolto: bravo, misterioso sconosciuto dal nome che sembra finto!

La rubrica scientifica in chiusura di volume parla dei misteri dell'evoluzione con le conoscenze del 1953, nonché dei supposti rapporti tra sangue e clorofilla, esplorando in maniera intelligente i confini tra vita e non vita. Non so chi l'abbia curata ma doveva essere qualcuno che passava parecchio tempo in biblioteca!

Dopo un paio di numeri illustrati da BELT, torna Carlo Jacono per le pagine interne e fa, come al solito, un lavoro eccellente. Copertina poco ispirata, con un tizio telepatico depresso e tre oggetti celesti buttati lì, di un comunque sempre impeccabile Curt Caesar.

Refusi quasi zero, ho contato solo 3 errori di battitura quindi ampiamente sotto la media.


RECENSIONE (SPOILER!)

Ora abbiate pazienza che parte uno spiegone. Cercherò di essere sintetico. 

Il libro incorpora e usa molti concetti della semantica generale di Alfred Korzybski, al punto da citarne i testi in apertura a diversi capitoli. Si tratta di una forma di pensiero non aristotelica che esorta a non confondere la mappa col territorio e a tenere sempre ben presente che non agiamo in base agli stimoli esterni ma alla loro rappresentazione nella nostra mente. Mi limito a una breve citazione, se volete approfondire vi rimando alle pagine linkate sopra. 
Il territorio ha proprietà che il cartografo non poteva percepire, o che ha scelto di ignorare perché non sono tra gli elementi di cui ha bisogno l'utente della mappa. Quando mostriamo una mappa che dice "siamo qui" usiamo il linguaggio per affermare qualcosa che sembra vero, ma che è un'identificazione errata. Dovremmo dire "ecco la rappresentazione su questa mappa di dove siamo". Il più delle volte, le identificazioni sbagliate hanno poche conseguenze, ma quando discutiamo di argomenti complessi, portano a incomprensioni ed errori di giudizio. 
Dal 1933, momento del suo concepimento, la semantica generale ebbe una certa diffusione nel mondo culturale americano e specialmente nella fantascienza. Cito da Wikipedia:
General semantics appear also in Robert A. Heinlein's work, especially Gulf. Bernard Wolfe drew on general semantics in his 1952 science fiction novel Limbo. Frank Herbert's novels Dune and Whipping Star are also indebted to general semantics. The ideas of general semantics became a sufficiently important part of the shared intellectual toolkit of genre science fiction to merit parody by Damon Knight and others; they have since shown a tendency to reappear in the work of more recent writers such as Samuel R. Delany, Suzette Haden Elgin and Robert Anton Wilson. (...) William Burroughs references Korzybski's time binding principle in his essay The Electronic Revolution, and elsewhere. Henry Beam Piper explicitly mentioned general semantics in Murder in the Gunroom, and its principles, such as awareness of the limitations of knowledge, are apparent in his later work. 
Korzybski e molti dei primi proponenti della materia sostenevano che potesse essere il modo in cui cambiare in meglio la natura umana, ottenendo il controllo delle nostre reazioni, separandoci definitivamente dagli altri animali eliminando gli errori dovuti alle cattive interpretazioni della realtà, addirittura arrivando a modificare la nostra neurologia attraverso l'addestramento null-A (non-aristotelico). 

Van Vogt acchiappa questo concetto, lo porta alle sue estreme (e scientificamente infondatissime, ci arriviamo) conseguenze e scappa via per un'avventura ambientata in una società che ha adottato con trasporto la filosofia null-A e, da ormai quattro secoli, è composta da individui più consapevoli, più integrati, più sani di mente di noi. Migliori inventori, anche: il sistema solare beneficia di una tecnologia avanzatissima.

Tale società è governata sotto ogni aspetto dall'Istituto Generale di Semantica, fatto di gente scelta da una Macchina delle Selezioni costruita agli albori dell'era null-A che sottopone decine di migliaia di candidati ogni anno a una serie di esami destinati a determinare la nuova infornata di appartenenti alla classe dirigente.
I migliori e più meritevoli, i più altruisti e prosociali, i più intelligenti e capaci, vengono spediti a vivere su Venere, pianeta privo di crimine perché ognuno capisce che non è vantaggioso e corretto perpetrarlo. Solo dopo qualche anno speso lassù possono tornare sulla Terra a governare. Quando dico "appartenenti alla classe dirigente" intendo "tutti quelli che lavorano per le istituzioni, a qualsiasi livello", compreso il Presidente della Terra. Ciò dovrebbe assicurare un governo illuminato, equo e umano per tutti alla luce della filosofia null-A. 

Però, all'insaputa del nostro protagonista Gilbert Gosseyn (pronunciato "go sane", con evidente disprezzo per la sottigliezza), c'è chi rimesta nel torbido. 
Siamo nel 2650 e la Macchina sta per iniziare l'annuale selezione dei migliori e superiori. Gosseyn è un giovanotto speranzoso (il che rende ancora più strano l'aspetto di mezza età che ha in copertina) che entra lì dentro sperando di andare a vivere nell'empireo su Venere e invece si ritrova, suo malgrado, invischiato in un complottone ordito da individui che hanno rinnegato la filosofia null-A perché è un po' troppo da fighetti e amano tanto la violenza. Sì, motivazioni deboline, ma la "scusa" è che sono eterodiretti dall'esterno.

Gosseyn scopre che i suoi ricordi di essere sposato con quella che non sa essere la figlia del Presidente della Terra sono falsi e da lì iniziano le sue sventure, nel corso delle quali scopre di essere, per motivi ignoti, centrale nei destini del sistema solare.

Non riassumerò la trama perché è intricata, complessa, piena di colpi di scena e prenderebbe trenta pagine, ma in buona sintesi il nostro scopre:
  • di avere cellule cerebrali aggiuntive, un'intera nuova zona del cervello che non si sa cosa sia, a che serva e perché sia lì;
  • che la Macchina è stata corrotta dai Galattici, altri esseri umani extrasolari di ignota provenienza la cui esistenza è tenuta segreta alla popolazione;
  • di essere funzionalmente immortale, dato che lo disintegrano e si risveglia illeso su Venere.
Parte da qui una sarabanda che, stando all'autore stesso, è frutto in gran parte dei suoi sogni (sognava la storia e si alzava ogni 90 minuti per buttarla giù) e quindi soffre di diversi problemi che, sia chiaro, non inficiano il valore assoluto di questo romanzo, che è veramente insolito.

I difetti che mi hanno dato più fastidio sono una prosa discorsiva e un po' confusa, perché vabbè, vedi sopra, e tutto questo parlare di eccezionalità e valore morale degli individui addestrati al pensiero null-A è un po' inficiato dal superomismo implicito nel fatto che spesso costoro hanno una bella "mascella volitiva" che è segno di un "altissimo" sviluppo non-aristotelico... un po' frenologica come posizione.

Per contro il trattamento della logica non-aristotelica è decente. In quell'ambito, per esempio, le cose non si possono definire di per sé, in essentia, ma è necessario definirle per confronto e differenza con altre cose. Per questo il nostro buon Gosseyn è sconcertato dal fatto di ritrovarsi vivo in un secondo corpo. Come fa a essere lui? Perché non avverte alcuna soluzione di continuità tra il suo sé attuale e quello precedente? Perché, pur analizzando i suoi sentimenti e le sue reazioni, non riesce a distinguersi da ciò che è stato prima della morte? Una morte che ricorda! Questo tema è centrale al romanzo e sarà funzionale alla risoluzione degli eventi, quindi non solo i concetti sono espressi chiaramente ma anche utilizzati in modo coerente e corretto. Bravo van Vogt!

Poi vabbè, ci sono le infondatezze scientifiche. E ci sono eh. Ma si perdonano. 
Mi spiego.

Il sistema di pensiero null-A, oltre a creare individui capaci di esprimere il loro intero potenziale, consente persino telecinesi e telepatia attraverso una supercazzola (technobabble, se siete fan di Star Trek) sulle onde energetiche che non ha molto a che fare con la fisica ma suona plausibile il giusto da non interrompere la sospensione dell'incredulità (ancora: bravo van Vogt!). 

Il concetto di base, che poi è anche quello che consente a Gosseyn di "resuscitare", è che se pure gli esseri viventi (e le cose in generale) non possiedono un'essenza in senso aristotelico, cioè non hanno un'anima che possa reincarnarsi, essi possono essere replicati semplicemente trasmettendo i propri pensieri a un corpo clonato i cui pattern neurali si modelleranno in modo identico a quelli dell'individuo originale, di cui avrà pure i ricordi.

Lo stesso per la telepatia e tanta altra bella roba: l'individuo null-A, in grado di "armonizzarsi" con le "vibrazioni energetiche" di un'altra persona od oggetto, può comunicare col pensiero, modificare il comportamento degli atomi e dei fotoni, plasmare la materia a piacimento e così via.

Quindi abbiamo senz'altro una prosa troppo discorsiva, uno svolgimento un po' caotico, delle motivazioni un po' approssimative e una società null-A descritta in maniera solo generica, ma!
MA!
Il romanzo scorre che è un piacere, avvince dalla prima all'ultima pagina, contiene mille svolte inaspettate insieme a tanto mistero e tanta stranezza con un efficacissimo finale al fulmicotone. Van Vogt non esagera mai con l'implausibilità e non chiede troppo alla nostra fantasia, dimostrandosi il maestro che era. Finissimo bilanciamento, incredibile soprattutto considerando che questo romanzo è per lo più frutto dei suoi sogni.

Gosseyn è simpatico e umano e anche se è l'unico personaggio approfondito, dato che ne seguiamo i pensieri da vicino, non è un problema. Manco ci si accorge del fatto che gli altri siano piatti, presi come si è nella narrazione. C'è tanta azione - plausibile! -, tanti colpi di scena imprevedibili, tanta riflessione e i concetti presentati sono grossi e inducono a ponderazione, che è quel che dovrebbe fare la SF. Dal mio punto di vista è fantascienza in grande spolvero, come dovrebbe essere: partire da premesse plausibili per estrapolare in maniera credibile, con magari anche un bel po' di posta in gioco e creatività da buttare.

Considerando infine che su Venere si usano videofoni a disco combinatore ed è una cosa MERAVIGLIOSA, non posso che raccomandare a chiunque la lettura!

Copertina un po' deprimente

Dorso danneggiato nell'angolo

Tutti i periodici Mondadori in edicola nel 1953

Gotta love Simenon

Quell'adesivo sulla pagina (strappato sul bordo, il che mi fa intendere che avvolgesse le pagine) pare essere stato attaccato molti, molti anni dopo l'acquisto del libro: è troppo bianco per essere invecchiato col volume. Lo scopo mi sfugge completamente, anche contando che c'è la sua controparte sul fondo (foto più avanti)

Scheda dell'opera, titolo originale approssimativo ma oh, i caratteri strambi costano

Si comincia!

La moda maschile del 2650 è curiosamente simile a quella degli anni '50 del '900 :D

Esempio delle domande che la Macchina pone ai selezionandi

Venere è un pianeta lussureggiante nei cui alberi ciclopici vive la gente

Gosseyn sta per vedere un cadavere identico a lui

Citazione di Korzybski a inizio capitolo. Ce ne sono innumerevoli

Venere bombardata!

Attualità siderali!

I Galattici possono mettere insieme eserciti considerevoli

Gosseyn alle prese con una perfida macchina Galattica

La società null-A è piena di automi ma non sono approfonditi, sono lì e basta

L'uomo "artificiale" si chiama X ed è un ottimo esempio di proto-cyborg 

Pubblicità

"Uno dei maggiori artisti del nostro secolo" mi pare un filino esagerato, ma sicuramente alfiere del surrealismo quanto De Chirico. L'amante fedele è il suo ultimo romanzo, morirà nel 1960

Rubrica scientifica, sempre ben curata

Illustrazione un po' meh, ma molto originale!

Indovinate un po' quale sarà la prossima Recensione in Guanti Bianchi

"Enimmistica" FTW!

L'altra metà dell'odioso adesivo

Pubblicità in terza di copertina

23 marzo 2023

Urania n. 9 - Il triangolo quadrilatero di William Frederick Temple



CARATTERISTICHE EDITORIALI E FISICHE

Il volume è in ottime condizioni anche se presenta qualche angolo eroso e un errore di rifilatura che risale ai tempi della stampa: una piccola sezione di pagine "sbuca" dal resto nel margine superiore.

The 4-Sided Triangle è il titolo originale di questo romanzo pubblicato in forma embrionale e ridotta a puntate su Amazing Stories nel Novembre 1939. Nello stesso anno della prima edizione italiana (che è questa) esce anche sul grande schermo come Four Sided Triangle per la regia di Terence Fisher. La storia del manoscritto è intrecciata con l'Italia: Temple, che è inglese, lo inizia durante la campagna britannica in Nord Africa nel 1940. La prima bozza, completa a metà, va distrutta durante la Battaglia di Takrouma in cui le forze inglesi respinsero quelle nazifasciste. Temple si ritrova poi nel mezzo dell'invasione alleata della Sicilia nel luglio del 1943. La seconda bozza manoscritta va distrutta durante la battaglia di Anzio. Ricomincerà a scrivere qualche tempo più tardi, in licenza a Roma, finirà il romanzo di stanza sulle Alpi e lo batterà a macchina nell'ottobre del '45, una volta tornato in patria. Questa versione, più lunga di quella già edita, viene pubblicata in Inghilterra nel 1949.

Come per Schiavi degli invisibili la traduzione è attribuita a Patrizio Dalloro, pseudonimo condiviso tra Giorgio Monicelli, curatore di Urania, e la sua compagna Maria Teresa "Mutti" Maglione, straordinaria traduttrice. Diversamente dal numero 7 della collana, però, stavolta dietro il nome de plume si cela Monicelli.

Che non fa un gran lavoro. Accettabile, ma insomma.
La prosa ha un lessico colto, è sintetica ma non secca, chiara e dritta al punto, anche se ovviamente ha un sapore leggermente desueto che per me è un piacere da leggere (non leggevo da secoli la parola "davvicino", era una roba del nonno anche nel 1953). 
Non avendo letto l'originale non so quanta di tale farina sia del sacco di Temple e quanta invece di Monicelli, ma l'impressione è che lo scrittore sia, tra i due, decisamente il più bravo. L'impronta del traduttore è un po' troppo forte: resta aderente all'inglese cercando di costruire periodi asciutti, ma non si fa scrupoli a usare termini adattati fuori luogo, o troppo ricercati, e persino innumerevoli toscanismi. Non è necessariamente un male. Esempio: usa tinaia per descrivere una vecchia fabbrica che non lo è affatto, quindi chissà cosa c'era lì in inglese, ma al contempo il termine è probabilmente adeguato per rendere al lettore (toscano?) del 1953 l'idea di come appaia in generale. E poi usa termini come "barbugliare", quindi ha le sue qualità!

Purtroppo però non ci siamo. Vi sono altri difetti oltre a quelli indicati sopra, in prevalenza dovuti al fatto che manca un editor: sono sicuro al 100% che nessun revisore abbia mai guardato questa roba, manco di sguincio. "Il psichiatra" è una roba semplicemente illeggibile, c'è una marea di errori di battitura (ho smesso di contare dopo la decina), ma l'esempio più clamoroso è un fiumiciattolo in cui Lena e Bill vanno a fare il bagno. Bill racconta che Lena si tuffa tutte le mattine da uno scoglio alto TRECENTO METRI in una pozza d'acqua di UN METRO QUADRO. Ora, o abbiamo di fronte la più audace stuntgirl tuffatrice del multiverso o Monicelli/Dalloro ha convertito molto, molto, ma molto male i piedi del testo originale. 

Copertina, come sempre, di Curt Caesar e illustrazioni interne del bravo e misterioso BELT, che continuo a non sapere chi sia. Online non trovo assolutamente nulla. Se qualcuno ne ha idea e può documentarla con delle fonti lasci pure un commento!


RECENSIONE (SPOILER!)

Il "triangolo quadrilatero" del titolo è amoroso: quello tra due inventori, giovanotti molto intelligenti, e Lena, due ragazze.
No, non mi sono sbagliato. Ci arriviamo.

Il romanzo si legge come uno studio di personaggi. L'intera narrazione è basata su un singolo evento cardine, dalla preparazione alle sue conseguenze, nonché sulla discussione delle sue implicazioni filosofiche, morali ed emotive da parte dei personaggi. Il cuore, quindi, sono le interazioni e dialoghi tra i cinque protagonisti: il Padrino (un medico, il cui nome non compare mai nel testo), suo figlio adottivo Bill, Rob l'amico di Bill e Lena. Due volte. 
Ho detto che ci arriviamo.

Partiamo dal Padrino, che è il punto di vista scelto da Temple per raccontare la storia. Di lui va detta subito una cosa: non sa una cippa di scienza al di là del suo limitato campo di specializzazione. È per questo che Temple lo usa come voce narrante. La plausibilità scientifica del romanzo è infatti assolutamente ZERO e l'espediente narrativo che salva la baracca, per così dire, è far passare tutta la technobabble per il Padrino, il quale "non ci capisce tanto": in questo modo si può "dare la colpa" alla sua ignoranza invece che a quella dello scrittore. A discolpa di Temple posso dire che in effetti procurarsi materiali di studio su materie così all'avanguardia nel 1949 non era affatto semplice e una certa approssimazione era diffusa nell'intero genere fantascientifico, ma ciò non toglie che ci fosse anche gente ben più preparata alla macchina da scrivere in quegli anni.

Le materie all'avanguardia sono quelle correlate all'energia atomica, che al tempo era assolutamente avveniristica. Il romanzo è evidentemente ambientato nella contemporaneità  dell'autore, anche se non viene menzionata nessuna data. È facile da capire perché la descrizione del mondo è coerente col 1949: la gente scrive ancora col pennino e il calamaio e usa la carta assorbente per asciugare l'inchiostro :D 
In questo presente alternativo tra i pochi a capire bene la "scienza atomica" ci sono Rob e Bill. 
Partiamo da Bill, il figlio adottivo del Padrino. Si conoscono al pronto soccorso quando il ragazzo arriva lì con un polso fratturato che si è già autodiagnosticato da solo: è il modo in cui Temple ci presenta quello che è un genio assoluto, privo di famiglia e abbandonato a se stesso ma in grado di imparare e capire ogni cosa. Il Padrino gli si affezione e inizia a prendersene cura, finché decide di adottarlo e di farlo studiare.
Nel corso dei suoi studi Bill conosce Rob, un altro giovanotto estremamente intelligente, e i due ci mettono poco a diventare amici e mettersi al lavoro in società. Bill è il creativo, l'inventore, il genio sregolato e socialmente inetto a cui le convenzioni sociali stanno strette, che si fida più del suo istinto che dei calcoli. Rob è l'opposto: ottimo esecutore, splendido ingegnere, ma privo di qualsivoglia creatività, rigido, formale prodotto delle elitarie public schools inglesi, non capisce fino in fondo le teorie e le invenzioni di Bill ma lavora entusiasticamente con lui.

Il libro inizia subito rivelando che i due inventeranno un "riproduttore", come lo chiama Dalloro, quindi a dirlo immediatamente non mi sento in colpa, non è uno spoiler significativo. Si tratta di una macchina in grado di riprodurre qualsiasi cosa, vivente o inerte, atomo per atomo. 
Poi si fa un salto indietro nel passato e Temple passa una quarantina di pagine raccontando i retroscena che hanno portato a quel momento: l'adozione di Bill, il sodalizio con Rob, la collaborazione col Padrino alle loro imprese e l'arrivo nelle loro vite di Lena, una ragazza che... beh, i dettagli dopo perché Lena è un ottimo esempio del perché considero questo romanzo poco più che mediocre. Per ora basti dire che Lena,  orfana sola al mondo e spiantata, dopo essere stata salvata dal suicidio dal Padrino va a vivere con lui, Rob e Bill nella "Tinaia", la loro casa/laboratorio. 

Il racconto "parte" davvero quando, dopo aver escogitato la loro invenzione e aver cominciato a riprodurre roba su commissione facendo un bel po' di soldi, Rob e Lena si innamorano perdutamente e si sposano, com'è relativamente normale in quel periodo storico, in pochi mesi.
Questo a Bill rode parecchio. Ma tanto. Era lì lì per rivelare il suo amore a Lena ma ci ha messo troppo a causa della sua impacciata timidezza e ora la ragazza si è innamorata del suo socio e amico fraterno. Ed ecco l'idea: perché non creare un duplicato di Lena tutto per lui? 

Bill ne parla al Padrino, ne parla a Rob, ne parla a Lena. Tra superficiali e melodrammatici dubbi etici e scientifici, perché chissà che caspita succede cercando di replicare una persona... ma facciamolo lo stesso o non c'è alcuna storia, va'. Questo è problematico in molti modi.
A livello metatestuale è inquietante sentire Bill parlare di "avere Lena anche per me" perché gli "regali la felicità", così come è inquietante leggere Lena che non si pone particolari problemi a oggettificarsi all'estremo (facendosi riprodurre!) per "regalarsi" a un Bill che è così emotivamente immaturo e tronfio della sua intelligenza da non chiedersi nemmeno per dieci secondi se è una cosa sensata o anche solo discutibile. Personalmente l'idea di fare una copia di me stesso per "regalarla" a qualcuno come una proprietà mi inquieta profondamente.
Anche a livello della narrazione i problemi seri iniziano qui.
Perché saranno pure tutti intelligenti ma nessuno pensa che, ops, la nuova Lena (ecco perché è "due ragazze": per distinguerla la chiameranno Dorothy) è innamorata persa pure lei di Rob, perché l'hanno duplicata dopo che Lena si era già innamorata
Temple mena il can per l'aia facendo fare la figura degli imbecilli ai suoi presupposti geni, ma non pare un genuino conflitto tra emozioni, sentimenti e raziocinio, solo un confuso smanettare concetti importanti in modo superficiale
Ovviamente gli interrogativi morali sollevati sono analoghi a quelli della clonazione, con la rilevante differenza che qua il clone nasce adulto e con tutte le memorie, la personalità e in generale TUTTO dell'originale. Ci sarebbero state, credo, storie più interessanti da narrare al posto del continuo battibecco melodrammatico di questi giovanotti tormentati, della inane passività del Padrino e della bizzarra imprevedibilità di Lena.

Ecco, Lena. Il suo personaggio è un caso interessante, in un libro che basa tutto sull'interazione tra le personalità dei protagonisti e le loro scelte per creare conflitto e tensione.
Lena infatti è una donna dal passato tragico, capace di gettarsi in ogni impresa le venga in mente per motivi ideali, perseguitrice dell'arte ma priva di talento, con l'aspirazione di trovare senso a una vita che non comprende e su cui saltella spensierata al punto che anche darsi la morte non è una cosa particolarmente seria, solo ovvia, dato che non riesce a essere un'artista decente e non potrà quindi mai contribuire qualcosa di suo, originale, al mondo. È sincera, determinata, ha le sue opinioni e non le cambia senza una buona ragione, scambia impertinenze alla pari con gli uomini ma nel contempo è compassionevole e generosa, affettuosa e affidabile.
Ma è anche un fantoccio pieno di stereotipi sessisti perché, beh, sono gli anni '50. In primo luogo Temple è arrapatissimo, per qualche motivo - forse perché pensa lo siano i suoi giovani lettori. C'è, lungo tutto il romanzo, uno sdilinquirsi sulle cosce, sulle spalle, sulle gambe, sui piedi, sulle pose sensuali, sulle labbra e sui seni che dai fratello, anche basta, le pagine trasudano bava. Ma no: Temple ci offre anche una ridicola scena di light bondage in pubblico che al tempo deve aver fatto sudare qualche giovanotto ma oggi non farebbe alzare un sopracciglio a nessuno perché sono tutti vestiti e il pretesto non è sessuale. Com'è ovvio, se si conosce la materia, Lena è  rappresentata sia innocente e purissima che sempre sexy, spesso  nuda o seminuda senza vergogna. Ingenua come una bambina ma saggia come una vegliarda, indipendente e imprevedibile ma docile quando conta, unica quanto basta per non essere "una delle tante" ma non unica abbastanza da sembrare una persona. 
È un po' un sogno masturbatorio, ma quel che penso sia più di tutto è uno strumento narrativo messo lì per dare un motore alla storia dei due giovanotti e del loro padrino. Acquiesce sempre, si sottomette a tutto e ho la sensazione che divenga parte integrante dell'affare del riproduttore perché all'autore serviva quel conflitto e il modo migliore era metterci una donna facendola apparire bizzarra e misteriosa per rendere possibili gli avvenimenti successivi.
Questi due aspetti convivono. Se non si da particolare importanza ad alcune forzature che chiedono un po' troppo alla sospensione dell'incredulità, è possibile non farci caso, ma mi pare chiaro: avendo deciso che Lena è il motore del conflitto e che per farla funzionare bisogna che faccia delle scelte un po' "picchiatelle", Temple le affibbia una personalità insolita e anche in una certa misura simpatica, ma non riesce a renderla vera abbastanza perché alla fine serve che faccia certe cose e non altre, chissenefrega della coerenza. Occasione sprecata.

La plausibilità scientifica, come detto, è in buona sostanza zero: Temple non sa come funzionano gli atomi e inventa, cosa anche legittima nel 1949, ma il risultato è abbastanza confuso e terribile. Nelle foto ho incluso alcuni esempi di technobabble per rendere l'idea. 

In definitiva non consiglio questo romanzo. È fiacco, poco interessante, eccessivamente melodrammatico, si basa tutto sulle personalità dei protagonisti che però - soprattutto nel caso di Lena - non sono particolarmente interessanti e anzi, rendono la lettura piuttosto noiosa perché sono scritti malino. La traduzione di certo non aiuta. La vicenda, dopo un paio di colpi di scena così ovvi che vengono subito in mente al lettore ma non ai protagonisti, che evidentemente proprio geni non sono, viene risolta con un escamotage troppo deus ex machina per essere coinvolgente e ha un finale così ridicolo, deludente e sottotono che mi ha fatto ridere per l'incredulità.

Tra i primi 9 Urania sicuramente il peggiore, almeno per i miei gusti: troppa fanta, niente scienza. Avrebbe potuto benissimo essere un romanzo weird o sovrannaturale o persino fantasy e non sarebbe cambiata una virgola. E poi veramente troppo drammone superficiale, che magari se fosse stato raccontato attraverso personaggi dalle reazioni più credibili sarebbe risultato interessante. Così proprio no. 

Bellissima copertina di Curt Caesar

Costina perfetta

Se siete fan di Hemingway questa è una chicca!

Satelliti FORSE entro dieci anni! In realtà molto prima, lo Sputnik è del 1957, ma qui ci sono anche città nello spazio! Basi per astronavi! Peni a razzo! Il futuro era più bello in passato.

Frontespizio con firma e data

Scheda dell'opera, titolo originale errato. Non è la prima volta, chissà che problema hanno

Illustrazioni interne di BELT

Delicatissime bottigliate

Il riproduttore all'opera!

Ah, gli intellettuali, che piaga sull'umanità. Le donne poi: perché non pensano a farsi carine invece di studiare?

Bill e il Padrino

Gli elettroni non sono neutroni ma Temple non lo sa

È stranissimo quanti personaggi, in queste traduzioni "antiche", bestemmino come carrettieri :D

Il Padrino si sveglia nella notte

Parolacce nella traduzione? Sia mai!

Quando un traduttore non ha internet: la Stele di Rosetta rimane come in inglese, presumo Monicelli/Dalloro non sapesse di che si trattava

Il rivoluzionario esperimento in corso! Ma sono io o il Padrino assomiglia a Vincent Price?

Donne vanitose dall'alba dei tempi, pare

Il riproduttore si presta a mille usi

Altro sessismo casual, tipicamente anni '50

Non si vedono spesso le note del traduttore, che io penso servano ovunque. Questa è la prima di due che chiariscono aspetti della traduzione, tutte le altre sono riferimenti bibliografici che indicano l'origine di alcune citazioni di Shakespeare et al. fatte nel romanzo

Poche idee ma ben confuse

Su questo Temple ha perfettamente ragione: il nazionalismo è un cancro

Animali "alieni" e i misteri della clorofilla, il cui funzionamento preciso era sconosciuto al tempo

BRIVIDI COSMICI!

Angolo "enimmistico"

L'altra, al tempo molto più famosa, collana Mondadori