CARATTERISTICHE EDITORIALI E FISICHE
Questa è probabilmente una delle copertine più danneggiate che ho. Il volume è LEM 4.5 solo a voler essere generosi, ma giusto perché è solido e coeso, con la carta bianca e la costina ottima anche se malamente ammaccata in un punto. Come la maggior parte dei miei Urania è un numero più "da lettura" che "da collezione", non un pezzo impeccabile da sfoggiare. Mi sono imposto fin dall'inizio di cercarli in condizioni che considero un buon compromesso tra una collezione dall'aspetto più che decente e la possibilità di leggerla senza eccessivo timore di danneggiarla né svuotare il conto corrente. Ciò non vuol dire che io non abbia alcuni volumi LEM 5 o 6, come ad esempio Il clandestino dell'astronave, ma che volete, la carne è debole.
Già che ci siamo: dato che vi faccio spesso riferimento ho deciso di linkare una bella spiegazione della scala LEM nella colonna qui a destra, nella sezione Link utili, ma potete anche cliccare qui.
The Dreaming Jewels, conosciuto anche come The Synthetic Man, è il primo romanzo di Sturgeon e fu pubblicato sul numero di febbraio 1950 di Fantastic Adventures ancora in forma embrionale, per poi essere revisionato e ripubblicato per i tipi di Greenberg in copertina rigida nello stesso anno. Questa edizione, la prima italiana, è di soli 3 anni dopo perché damn, è un bellissimo romanzo e Monicelli ci capiva.
La traduzione, peraltro, è sua, sotto lo pseudonimo Tom Arno. È buona, al punto che pare la moglie. Bravo! Mancano molte delle espressioni colorite tipiche della signora, ma la prosa è scorrevole, non ci sono incertezze lessicali sulla traduzione dei termini ed è moderna al punto giusto da non risultare fastidiosamente desueta. Anche i dialoghi sono piuttosto spigliati. Mi pare rifletta molto bene come scriveva e parlava la gente degli anni '50, non la versione filtrata dal classismo di tanti scrittori e traduttori "colti" che amano esibire esagerate quanto spesso risibili pretese letterarie (accade ancora oggi: si veda il noto esempio dei numerosi momenti di assoluto ridicolo nella traduzione de Il Signore degli Anelli di Fatica).
Copertina che non c'azzecca niente col romanzo, inutilmente sexy, ma sempre meravigliosa, del buon Caesar. Illustrazioni del misterioso BELT, di cui continuo a non trovare informazioni ma che ha illustrato un paio degli ultimi numeri recensiti.
Per i primi due terzi il romanzo è tipograficamente quasi ineccepibile, conto un solo refuso, ma nell'ultima parte l'editor (se mai ce n'è stato uno) tira i remi in barca e si sale vertiginosamente oltre i 10, che è un gran peccato.
Alla faccia del romanzo d'esordio!
Qui siamo davanti a uno dei grandissimi classici che tutti dovrebbero leggere. Per me è una rilettura, ma dato che la prima volta è stata che non avevo ancora 20 anni sono stato felicissimo di tornare nella fantasia di Sturgeon.
Il libro parte, com'è a volte il caso, con un bel po' di orripilante violenza sui bambini, fisica e psichica.
In termini di traumi agghiaccianti il povero Horton "Horty" Bluett, infatti, ha un'infanzia che gareggia con quella di Jommy ne Il segreto degli Slan. I suoi genitori adottivi farebbero indignare gli zii di Harry Potter, al punto che il piccolo protagonista - dopo una sequela di abusi terrificanti - si ritrova gettato per strada privo di tre dita dopo una lite col patrigno. L'unica cosa che ama e ha con sé, a parte i vestiti che indossa, è un vecchio pupazzo - pure quello da poco fracassato dal benevolo patrigno. Un Pulcinella con insoliti occhi di cristallo opalescente.
Fuggendo senza meta Horty si ritrova in un bar dove un gruppo di saltimbanchi lo nutre e lo porta con sé dopo aver ascoltato la sua terribile storia. Zena, la nana, lo prende a cuore.
Il bambino assume lo pseudonimo Hortense e il soprannome di Kiddo ("ragazzina" dato il contesto, ma il termine è neutro rispetto al genere), lasciato in originale nel testo probabilmente perché assomiglia a un nome se non si sa l'inglese, il che funge piuttosto bene nell'evitare problemi quando qualcuno la/lo chiama a quel modo.
Zena è il mio personaggio preferito ed è fantastica. Ha motivazioni profonde, sensate, tanto morali quanto coraggiose, per salvare Horty e tenerlo con loro nonostante capisca subito cosa siano gli occhi del pupazzo di Horty e cosa sia il bimbo stesso. La sua intelligenza e la sua integrità sono fantastiche fin dall'inizio, anche se il motivo di alcuni suoi comportamenti è dapprima oscuro. Il suo ruolo nel romanzo viene rivelato verso la fine costringendo il lettore a riconsiderare gli eventi sotto una nuova luce e stupendolo con spiegazioni non banali a fili di trama che parevano buttati lì e abbandonati, quindi non ne parlerò e basta perché c'è un limite allo spoiler! Basti dire che il personaggio ne esce giganteggiando.
Tornando a bomba: Zena sa che deve nascondere quel bambino e i suoi cristalli al gestore del circo, all'anagrafe Dottor Monetre, detto il Cannibale, e decide per vari cogenti motivi che il modo più sicuro è farlo sotto il suo naso.
Detto signore dal nome rassicurante sa già che esistono cristalli simili. Li ha scoperti per caso notando un albero "clonato" vicino casa sua: esattamente duplicato rispetto a un albero pochi metri più in là. Anzi, peggio che clonato: se tagli un rametto a uno, scompare all'altro.
Intrigato Monetre comincia una serie di sperimentazioni che lo portano a disintegrarsi la vita ma anche a scoprire che tale anomalia è provocata da misteriosi cristalli viventi e psichici, o quanto meno empatici, che è in grado di piegare al suo volere torturandoli, ovvero dirigendo odio verso di loro. Non può però comunicarci, non sa come. Sono stati i suoi esperimenti coi cristalli a generare il circo di mostri a cui si è unito Horty: essi sono infatti in grado di dare sostanza ai loro sogni e possono essere guidati in questo dagli stati emotivi del Cannibale, che altro non vuole dalla vita che controllarne completamente le enormi capacità. Il suo piano è trovare il modo di far loro generare un essere umano sano, intelligente e completo, non come i freaks che ha prodotto finora, il quale poi, data la sua natura, possa comunicare coi cristalli per far loro eseguire dei precisi ordini del malvagio Cannibale. Il che non promette nulla di buono, come vedremo.
Comincia così una vita nuova e più felice per Horty, coccolato, educato e protetto dai freak del circo. Le dita gli ricrescono in qualche mese tempo, cosa che Zena lo esorta a tenere rigorosamente nascosta al Cannibale. Lo fa studiare anche, e Horty si rivela dotatissimo: ha una memoria eidetica e finisce molteplici libri al giorno ricordando ogni cosa con assoluta precisione.
Sturgeon a questo punto sposta il punto di vista e segue un po' il Cannibale. In relativamente poche pagine, riesce a dare il quadro agghiacciante di un uomo incattivito dalla vita, pieno di disprezzo e sdegno per il mondo e le persone, perso nella sua scientifica ossessione che ritiene più importante di chiunque e qualsiasi altra cosa - a parte se stesso e il genocidio della razza umana, che è il suo chiodo fisso perché è una merda misantropa.
Questa è una cosa che Sturgeon fa a più riprese nel romanzo e la fa molto, molto bene. Sa che parole usare, pennella in pochi tratti drammi umani lunghi una vita, fornisce motivazioni, sentimenti e atteggiamenti dei personaggi in un attimo, semplicemente e concisamente ma con grande profondità. È così bravo che riesce a travalicare gli stereotipi e a fare cose che altri autori non riescono.
A un certo punto, ad esempio, il lettore si trova esposto a uno dei più gravi crimini letterari che si possano commettere: il terribile infodump, peraltro sotto forma di monologo, una roba che ci mette dieci secondi a diventare la parodia di se stessa. Invece Sturgeon riesce a renderlo il convincente delirio ossessivo di un uomo incarognito, misantropo e crudele che ha un conto aperto con l'umanità tutta e usa la povera, paziente Zena come muro a cui parlare.
Questa relazione tra il Cannibale e Zena è tormentosa, violenta e crudele, ma illustra molto bene la differenza di potere tra i due e come entrambi decidono di usarla a proprio favore, da una parte con la prepotenza e dall'altra con la segretezza: dopotutto il Cannibale non si è mai accorto che Horty è una donna e che (misteriosamente) ha di nuovo le dita! Sturgeon fa un buon lavoro nel rappresentare tutta la violenza, fisica e mentale, di questo rapporto marcio fino al midollo che Monetre impone a chi gli "piace", da autentico psicopatico narcisista che gode nell'infliggere sofferenza.
Le cose prendono un'altra piega dopo alcuni anni che Horty gira col circo (e, curiosamente, non è cresciuto di un centimetro).
La tournee lo porta a un centinaio di chilometri da casa sua: Zena lo sveglia nel cuore della notte, lo fa vestire e gli dice di tornare da dove è venuto perché più a lungo sta col Cannibale più rischia la buccia. Nulla viene spiegato ma è chiaro che ha a che fare coi cristalli, che il Cannibale sa qualcosa di Horty che il lettore ancora non sa e non dico altro perché è già abbastanza ovvio così.
La narrazione riprende 3 anni dopo e non è un problema, a testimonianza di come Sturgeon riesca a coinvolgere subito il lettore e a fargli lavorare il cervello di conseguenza: presi dalla storia ci si sforza volentieri di ritrovare l'orientamento invece di irritarsi per il saltone.
Ci ritroviamo quindi a seguire Kay, ex compagna di classe e unica amica di Horty nella sua "vita precedente". Lo aveva visto la sera in cui fuggì di casa, dopo l'assalto del padre, e poi mai più, ma non lo ha mai dimenticato. La ragazza, ormai adulta, lavora per un avvocato con lo scopo di guadagnare abbastanza per permettere al fratello di intraprendere gli studi di medicina e si ritrova ricattata dal padre adottivo di Horty, un illustre giudice, il quale mette in chiari termini che se lei non sarà "gentile" con lui è in suo potere rovinarla.
Kay, non sapendo che fare, cede a un primo incontro in un locale... in cui uno sconosciuto chitarrista vede le terribili avanches del giudice e, approfittando della sua momentanea assenza, avvicina Kay, le regala 300 dollari e le dice di concordare un incontro per il giorno dopo col giudice perché non si insospettisca, poi di uscire dal locale e scappare col primo treno o è evidente che finirà male.
Kay lo fa... ma la sera dopo si presenta comunque all'incontro col giudice, in un vestito sexy, e lo segue fino alla garçonnière del vecchio porco.
Dove, subito dopo averlo terrorizzato raccontandogli di quando ha mutilato suo figlio adottivo, si trancia tre dita con un'ascia facendolo svenire dall'orrore e gliele lascia lì in un fazzoletto da ritrovare al risveglio.
La ragazza che si è presentata all'appuntamento e il chitarrista sono entrambi Horty camuffato grazie ad alcuni inediti trucchetti dovuti alla sua natura "cristallosa" che farebbero la gioia di una spia - tra cui anche l'incremento dell'altezza.
Non sto a spoilerare oltre ma la trama da qui in poi scorre dritta filata tra colpi di scena ad altissima tensione fino a un finale col botto, con diverse spiegazioni di retroscena perfette per tempismo e struttura in cui ogni filo viene tessuto ordinatamente fino all'ultima pagina.
Scientificamente parlando Sturgeon gestisce l'esistenza dei cristalli e la loro natura in maniera eccellente, suggerendo implicazioni epocali per l'origine della vita sulla terra e per la teoria dell'evoluzione darwiniana: siamo nel 1950 e il DNA non è ancora stato scoperto, quindi il meccanismo con cui avvenivano le mutazioni era sconosciuto e c'era ampio spazio di manovra per speculare in modo sia creativo che plausibile: ottima prova. Molto bella anche la spiegazione dell'evoluzione parallela dei cristalli rispetto alle altre forme di vita terrestri: dato che non interagiscono in alcun modo significativo sono rimasti sconosciuti per l'intera storia del mondo e la cosa non richiede particolari sforzi alla nostra sospensione dell'incredulità perché è molto ben giocata.
Chiude il volume la rubrica scientifica in cui si discutono le varie, fantasiose teorie sull'origine delle glaciazioni. Si va dal "movimento oscillatorio dei continenti" a un Sole morente che viene periodicamente rivitalizzato da un pianeta che ci cade dentro (già tre, secondo la teoria, e il prossimo avrebbe dovuto essere Mercurio), ma il curatore chiarisce subito che, in buona sostanza, nel 1953 non ne sapevamo una cippa al sugo.
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Copertina inutilmente sexy ma sempre bellissima, bravo Curt Caesar |
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Brutta ammaccatura sulla costa |
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Bel volumone! |
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Ex libris: solita firma incomprensibile e data |
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Scheda dell'opera |
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Si comincia! |
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Horty con Junky, il suo pupazzo, e Armand Bluett, il padre adottivo che gli moncherà tre dita |
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Solum l'Uomo Coccodrillo, uno dei "freak" del circo |
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Meglio tenere segreto il pupazzo |
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Il Cannibale studia un cristallo sognante |
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Bluett di fronte all'orrore delle sue colpe |
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Prossimo romanzo! |
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Horty dimostra come possa modificare la struttura del suo braccio a piacimento, dalla forma alla lunghezza ai peli ecc. |
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Confronto tra Horty e patrigno |
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Solum e Zena |
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Parolacce? No, signora mia, mai! |
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Il peggior errore sfuggito all'editor |
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Rubrica scientifica, sempre interessante vedere quanto poco sapevamo negli anni '50 su una quantità di soggetti |
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Enigmistica |
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Confidenze lo leggeva mia nonna da ragazza! |