08 settembre 2023

Urania n. 12 - Le armi di Isher di Alfred Elton Van Vogt


CARATTERISTICHE EDITORIALI E FISICHE
Numero in condizioni discrete, niente da scrivere a casa. Azzarderei un LEM 4, forse meno un 0.2, visti gli angoli della copertina - uno mancante e uno rovinato - e la piegatura da lettura vicino al dorso. Per il resto il volume si presenta solido e compatto, decisamente flessibile! Pare di tenere in mano un libro molto più giovane, anche se le pagine sono un po' troppo brunite. Nessun timore di piegare la copertina durante la lettura. Sul frontespizio solita firma indecifrabile con data.

The Weapon Shops of Isher è un testo "assemblato", figlio e nipote di narrativa breve. Suo padre è il racconto The Weapon Shop, pubblicato nel dicembre 1942 su Astounding Science Fiction che è a sua volta lo sviluppo di una storia ancora più corta, The Seesaw, uscita sulla stessa rivista nel luglio del '41. La prima edizione del libro è per i tipi di Greenberg nel 1951, questo numero di Urania è la prima edizione italiana. Vale la pena notare che sarà ristampato nel n. 432 del 1966.

La traduzione è mediocre, soffre di incertezze che mi fanno pensare a qualcuno poco abituato al lessico inglese del tempo. La traduttrice Rosetta Colli stando all'OPAC ha fatto solo questo e Hedrock l'Immortale (Urania n. 17), anch'esso di Van Vogt. Avrei però scommesso che fosse una traduttrice di classici, o qualcosa del genere. A suo favore posso dire che conosce bene l'inglese ed è scrupolosa: raramente si vedono Note del Traduttore in un libro di narrativa, cosa che lei qui fa e che io ADORO perché sono un gran sostenitore della loro necessità assoluta... anche se magari poteva risparmiarsi le conversioni piedi/metri.

Per contro però la Colli ha problemi di scorrevolezza e col dedurre il significato di alcuni termini dal contesto. Ci sono frasi senza senso che mi paiono chiaramente tentativi poco riusciti di tradurre technobabble, il che di solito è indice di un traduttore non molto esperto o poco a suo agio col genere. Posso fare l'esempio di uno "stratoplano interstatale" completamente trasparente che diventa un'astronave due frasi dopo e un "nave-plano" dieci pagine più giù (in altre occorrenze del termine il trattino scompare, mah). Qualcosa quadra poco. Senza contare che ogni veicolo volante si chiama qualcosaplano: esistono pure l'autoplano, il merciplano, l'energiplano...

Come descrivere poi lo stile della prosa? Diciamo che i videotelefoni si chiamano "telestati" e funzionano a crediti, di cui se ne possono avere "bilioni" da conservare magari in un "cofano di gioielli". La gente si "adonta" mentre un lampo di luce "si determina" tra roboanti ingiunzioni di "questo voi farete, nonostante tutto!": letteraria e drammatica, risuona in un registro troppo alto ma è piacevole. Il tono è uniforme e coerente, pur se esagerato. I dialoghi, per quanto a volte buffi, sono adorabili rispetto a quelli odierni che risultano molto più spicci e colloquiali. Per me hanno un gran fascino i tempi in cui la malvagia imperatrice egomaniaca si rivolgeva all'eroe dandogli del voi mentre lo minacciava con crudeli frasi sintatticamente elaborate cosparse di insulti creativi e termini aulici.

Rosetta Colli era forse una brava dilettante che ha fatto del suo meglio negli unici due lavori che le sono stati assegnati? C'era un sacco di gente "esterna" che gravitava intorno alla redazione di Urania nei primi tempi, quando Monicelli lavorava da casa, ma non ne so abbastanza. L'incapacità di tradurre "pari" e "dispari" quando riferiti al gioco d'azzardo (foto sotto), unita alle N.d.T. che parlano di "num. divisibile per due" e "num. non divisibile", mi suggerisce vagamente che fosse molto giovane e non avesse quindi esperienza di casinò, nemmeno indiretta. Ditemi la vostra se sapete qualcosa riguardo a questa misteriosa signora/ragazza che, pur considerando quanto detto, merita mille punti per una trovata geniale: nel mondo di Isher un delinquente comune usa un "trasparenzatore" per sbirciare nelle tasche delle sue potenziali vittime ed è una parola che voglio sul vocabolario :D

Copertina, come sempre, del meraviglioso Curt Caesar, illustrazioni interne nuovamente di Jacono che si conferma tanto talentuoso quanto versatile e prolifico. Dico sul serio, quell'uomo illustrava tutto, sempre, fortissimo con una qualità media allucinante.


RECENSIONE (SPOILER!)
Van Vogt al timone di norma vale il prezzo del biglietto, ma la recensione conterrà molta poca trama. L'inizio è un po' confuso, ma cercherò di chiarire subito i termini della questione.

Si comincia con Chris McAllister, giornalista del 1951, che si vede di fronte all'improvviso un negozio di armi che prima non c'era. L'insegna, che dalla descrizione appare olografica, dice:

BELLISSIME ARMI
IL DIRITTO DI COMPERARE ARMI 
È IL DIRITTO DI ESSERE LIBERI

Entra, curioso, e da lì la sua vita non sarà più la stessa perché si troverà nel bel mezzo di una lotta senza quartiere tra l'Imperatrice di Isher e i Negozi di Armi che si oppongono alla sua tirannia!

Infatti quando il Negozio di Armi si è ritrovato nel tempo di McAllister, l'interferenza proveniente da un edificio governativo che si troverà lì accanto migliaia di anni nel futuro ha caricato McAllister di energia temporale sufficiente a distruggere la città. Nel contempo il proprietario del negozio crede si tratti di un attacco per precipitare lui e le sue armi nel flusso del tempo e che altri attentati, con modalità simili, sono imminenti per tutti gli altri negozi - ovviamente per ordine di Innelda, Imperatrice di Isher. Decide quindi di "isolare" il pericolosissimo, carico giornalista in una tuta spaziale di qualche tipo e di scagliarlo a oscillare avanti e indietro per il tempo fino a che non si troverà un modo di "scaricarlo" senza pericolo.

Questo ha il vantaggio che finché è in giro, la macchina nascosta nell'edificio governativo imperiale scaricherà la sua energia nel povero McAllister invece che sui negozi, ma anche lo svantaggio che il poverino viene già dato per spacciato perché non esiste modo di recuperarlo senza farlo esplodere: devono solo decidere dove e quando, cioè in che epoca, per non causare troppi danni all'universo. Sì, perché l'energia è proprio tanta e si rischia di fare danni importanti alla natura stessa dello spaziotempo.

Da queste premesse inizia una rocambolesca avventura "spaceoperistica" che vede intrecciarsi i destini di Fara Clark, un impiegato mollaccione che mi ricorda un po' Gilbert Gosseyn, il protagonista del numero 10, per la sua confusa, goffa dabbenaggine (ma si redime), e suo figlio Cayle, che è l'opposto del padre e la cui intraprendenza è la chiave per risolvere il conflitto tra Impero e Negozi. Come? Mi limiterò a dire che Hedrock, uomo immortale affiliato ai Negozi di Armi, vede in lui un "callidetico" all'ennesima potenza, cioè un individuo il cui eccezionale intelletto, forza di volontà e puro magnetismo animale sono in grado di plasmare il destino dell'universo. Un filino superomistico ma ehi, è space opera classica.

La struttura del romanzo è tutta giocata sull'intrecciarsi di queste tre linee di trama: McAllister, Fara Clark e Cayle Clark, con occasionali interventi di Hedrock, personaggio di cui mai viene spiegata l'immortalità e che Van Vogt approfondirà in "Hedrock l'immortale", numero 17 della collana.

Come gestire tutto questo gran casino?

Non provo nemmeno a riassumere oltre la trama, sarebbe futile: è una serrata sarabanda di scorrerie (ah, le gioie dell'allitterazione!) che si muove così velocemente da risultare, in certi tratti, confusa. Probabilmente è effetto del fatto che Le armi di Isher è un "collage" di storie brevi precedenti, ma sospetto c'entrino anche i tagli che sicuramente sono stati operati al romanzo, che ho letto in originale tanti anni fa ma di cui ricordo ancora abbastanza da poter dire che qui mancano ampi brani.

Il libro è comunque un ottovolante godibilissimo: Van Vogt rimane un signor scrittore e la sua capacità di tenere incollati alle pagine con ragionamenti stringenti e azione incalzante è sempre altissima. Ero partito dubbioso ma giunto al finale sono un convertito. La confusione iniziale, dovuta alla natura "composita" (per non dire "raccogliticcia") del testo, si dissipa presto. Il romanzo tira dentro perché, oltre a darci un sacco d'azione e complotto, presenta idee interessanti e le sviluppa alle loro estreme conseguenze (Secondo Emendamento, anyone?). Come sempre l'accuratezza scientifica non è un problema che l'autore si sia posto, come nel corso della sua intera carriera, ma nonostante i miei gusti personali ciò non toglie nulla alla validità della storia. Probabilmente il miglior Van Vogt che ho letto fin qui nel mio viaggio attraverso i primi 100 Urania e DI CERTO non vi spoilero il finale perché è STREPITOSO ;)

A chiudere troviamo l'ultima puntata di Oltre l'invisibile di Simak, che un giorno recensirò a parte, l'angolo della Sfinge e una prima una rubrica scientifica firmata CANOPO, intitolata "Recentissime dai pianeti".
Si parla prima di Venere. Al tempo non avevamo veramente la più pallida idea di come fosse fatto quel pianeta ed è affascinante leggere delle teorie correnti nel 1953, anche se l'impressione è che Monicelli abbia ritenuto di dare spazio a quelle più... ehm... fantascientificheSi va dall'ipotizzare in modo fantasioso temperature "venusine" (sì, scritto così) simili alle nostre, con una buona certezza di oceani e vita telepatica a base di silicio, a curiose ipotesi sul magnetismo del pianeta che farebbe cose strane alla circolazione dell'anidride carbonica. Quasi niente di irragionevole date le conoscenze del tempo, in cui al massimo avevamo spettroscopia e osservazioni ottiche, anche se poi crolla tutto quando si afferma che la "parapsicologia è ormai scienza ufficialmente riconosciuta".
Marte, poi! Marte è caldo! Forse più della Terra. E ci si interroga sulle sue nuvole, soprattutto quelle rosse e gialle, dopo che "la teoria delle tempeste di sabbia di origine Lowelliana è stata abbandonata". Chissà cosa sono, forse polveri vulcaniche - ancora non sapevamo che Marte non è geologicamente entusiasta. C'è poi forse anche la vita, in particolare piante nei "mari", si ipotizza che la superficie non sia del tutto piatta ma abbia qualche insignificante collina (come il Monte Olimpo, ad esempio, il picco più alto del sistema solare) e si attendono le grandi opposizioni del 1954 e 1956 per scoprire finalmente, una volta per tutte, se Schiaparelli aveva ragione e 'sti canali ci sono o no! Ce lo dirà l'osservatorio di Monte Palomaraperto da appena due anni, grazie al quale Hubble avrebbe poi compiuto le osservazioni che lo portarono a stabilire la sua Legge
Si finisce parlando dell'astronomo Kuiper che osserva Plutone e studia la regione circostante, in cerca di conferme dell'esistenza di "una specie di nuova cintura di asteroidi" su un'orbita di poco più esterna.

La rubrica scientifica vera e propria, "Curiosità scientifiche", firmata L'ASTRONAUTA, è intitolata "L'uomo cittadino del sistema solare" e parla anch'essa dei pianeti del vicinato, iniziando con lo spiegare le basi del volo interplanetario in modo divulgativo ma sostanzialmente corretto. Si dilunga sulle effettive difficoltà di studio della superficie (i migliori telescopi del tempo non erano in grado di discernere oggetti sotto gli 80km di estensione), poi descrive con realismo e dovizia di particolari una colonia di cupole gonfiabili - pur basandosi sulle stime allora ottimistiche relative a composizione densità dell'atmosfera - e il futuro dei razzi a propulsione nucleare che, nel 2052, si riforniranno di carburante su Titano e collegheranno tutti i pianeti del sistema solare.

Perdonate se mi sono dilungato ma se siete come me state gongolando felici: è sempre divertente ripercorrere la storia della scienza e meravigliarsi di come progredisce.

Fantastica copertina di Caesar, la tecnologia che disegna è sempre strepitosa. Peccato gli angoli rovinati.

Testata "traino" della Mondadori, anch'io ero un fan da ragazzo!

Costina praticamente impeccabile.

Prima di Benigni, Harsanyi su Rubens.

Frontespizio con firma illeggibile e data: Marzo 1953.

"Spoilerosissima" scheda dell'opera, Monicelli non si teneva un cecio in bocca scrivendo queste. Tra l'altro: un sacco di prime edizioni nei primi 100 Urania!

Si parte col prologo: finto articolo di giornale e la disavventura del poveraccio che varca quella porta.

Esempio dei molti refusi tipografici che piagano Urania fin dagli albori.

ADORO le note del traduttore, ma non so se fosse necessario convertire le unità di misura. Per carità, era il 1953 e non ci eravamo abituati, però insomma. Traduttrice scrupolosa!

Povero McAllister, intabarrato nella tuta e scagliato nel tempo senza manco il tempo di un caffè.

Il "vero e proprio" inizio del romanzo.

La cosa migliore che può capitare in un matrimonio, no? Una bella mogliettina docile e obbediente rende "l'esistenza una cosa meravigliosa". Persino la sua ansia è "timida". BRRRRR.

La technobabble è TERRIBILE. 

"Cosoplano". Che "rotea".

Peccato che Urania Rivista sia morta così in fretta. C'era dentro roba breve fichissima. 

Una N.d.T. per dire "pari" e "dispari"? Senza manco chiamarli così ma "num. divisibile per due" e "num. non divisibile" (per due)? Scriverlo nel testo no? Capite perché parlo di traduttrice inesperta?

Altra technobabble ai limiti del ridicolo. Si capisce a malapena.

Una "casa delle illusioni", strumento con cui l'Impero si procura giovanotti da sfruttare su altri pianeti adescandoli coi piaceri terreni.

"Tutto per l'uomo" include le donne! Aria di 1953.

Innelda, Imperatrice di Isher, parla con Cayle Clark via telestato.

Povero McAllister, che traumi orripilanti.

Come sopra!

Interessante particolare tipografico: gli Urania di quest'epoca sono costituiti da "libretti" di 16/32 pagine ("sedicesimi" e "trentaduesimi" in gergo) cuciti insieme alla costina. Quella dicitura 6 - UR - 12 indica che qui inizia il sesto sedicesimo del numero 12 di UR-ania.

Non ho ancora letto il numero 13 ma ne conosco le premesse (le stesse de Il Pianeta delle Scimmie, che "prende in prestito" moltissimo da qui) e sono pronto a scommettere che le scimmie non hanno tre occhi.

La popolazione del sistema solare nel 4784.

"Caschi? Quali caschi?" Al tempo pensavamo Marte fosse molto più accogliente.

Eh? Cos'è che fa? Vibrache di che cosa?

Impossibile non leggere I Romanzi di Urania! Brividi cosmici! Concordo.

Ogni tanto ci si imbatte in romanzi mai sentiti che invece sono presenze stabili nel panorama editoriale: questo lo vedo ancora a catalogo in molte librerie online.

Sempre a favore della narrativa atomica.

Rubrica approssimativa.

Rubrica seria.

Premio Strega del 1953.

Carino il cruciverba disegnato!

Piano dell'opera.

Ritratto bruttino eh, poco lusinghiero.

14 maggio 2023

Urania n. 11 - Cristalli sognanti di Theodore Sturgeon


CARATTERISTICHE EDITORIALI E FISICHE

Questa è probabilmente una delle copertine più danneggiate che ho. Il volume è LEM 4.5 solo a voler essere generosi, ma giusto perché è solido e coeso, con la carta bianca e la costina ottima anche se malamente ammaccata in un punto. Come la maggior parte dei miei Urania è un numero più "da lettura" che "da collezione", non un pezzo impeccabile da sfoggiare. Mi sono imposto fin dall'inizio di cercarli in condizioni che considero un buon compromesso tra una collezione dall'aspetto più che decente e la possibilità di leggerla senza eccessivo timore di danneggiarla né svuotare il conto corrente. Ciò non vuol dire che io non abbia alcuni volumi LEM 5 o 6, come ad esempio Il clandestino dell'astronave, ma che volete, la carne è debole.

Già che ci siamo: dato che vi faccio spesso riferimento ho deciso di linkare una bella spiegazione della scala LEM nella colonna qui a destra, nella sezione Link utili, ma potete anche cliccare qui.

The Dreaming Jewels, conosciuto anche come The Synthetic Man, è il primo romanzo di Sturgeon e fu pubblicato sul numero di febbraio 1950 di Fantastic Adventures ancora in forma embrionale, per poi essere revisionato e ripubblicato per i tipi di Greenberg in copertina rigida nello stesso anno. Questa edizione, la prima italiana, è di soli 3 anni dopo perché damn, è un bellissimo romanzo e Monicelli ci capiva.

La traduzione, peraltro, è sua, sotto lo pseudonimo Tom Arno. È buona, al punto che pare la moglie. Bravo! Mancano molte delle espressioni colorite tipiche della signora, ma la prosa è scorrevole, non ci sono incertezze lessicali sulla traduzione dei termini ed è moderna al punto giusto da non risultare fastidiosamente desueta. Anche i dialoghi sono piuttosto spigliati. Mi pare rifletta molto bene come scriveva e parlava la gente degli anni '50, non la versione filtrata dal classismo di tanti scrittori e traduttori "colti" che amano esibire esagerate quanto spesso risibili pretese letterarie (accade ancora oggi: si veda il noto esempio dei numerosi momenti di assoluto ridicolo nella traduzione de Il Signore degli Anelli di Fatica).

Copertina che non c'azzecca niente col romanzo, inutilmente sexy, ma sempre meravigliosa, del buon Caesar. Illustrazioni del misterioso BELT, di cui continuo a non trovare informazioni ma che ha illustrato un paio degli ultimi numeri recensiti.

Per i primi due terzi il romanzo è tipograficamente quasi ineccepibile, conto un solo refuso, ma nell'ultima parte l'editor (se mai ce n'è stato uno) tira i remi in barca e si sale vertiginosamente oltre i 10, che è un gran peccato.


RECENSIONE (SPOILER!)

Alla faccia del romanzo d'esordio! 
Qui siamo davanti a uno dei grandissimi classici che tutti dovrebbero leggere. Per me è una rilettura, ma dato che la prima volta è stata che non avevo ancora 20 anni sono stato felicissimo di tornare nella fantasia di Sturgeon.

Il libro parte, com'è a volte il caso, con un bel po' di orripilante violenza sui bambini, fisica e psichica.
In termini di traumi agghiaccianti il povero Horton "Horty" Bluett, infatti, ha un'infanzia che gareggia con quella di Jommy ne Il segreto degli Slan. I suoi genitori adottivi farebbero indignare gli zii di Harry Potter, al punto che il piccolo protagonista - dopo una sequela di abusi terrificanti - si ritrova gettato per strada privo di tre dita dopo una lite col patrigno. L'unica cosa che ama e ha con sé, a parte i vestiti che indossa, è un vecchio pupazzo - pure quello da poco fracassato dal benevolo patrigno. Un Pulcinella con insoliti occhi di cristallo opalescente.

Fuggendo senza meta Horty si ritrova in un bar dove un gruppo di saltimbanchi lo nutre e lo porta con sé dopo aver ascoltato la sua terribile storia. Zena, la nana, lo prende a cuore.

Il bambino assume lo pseudonimo Hortense e il soprannome di Kiddo ("ragazzina" dato il contesto, ma il termine è neutro rispetto al genere), lasciato in originale nel testo probabilmente perché assomiglia a un nome se non si sa l'inglese, il che funge piuttosto bene nell'evitare problemi quando qualcuno la/lo chiama a quel modo.

Zena è il mio personaggio preferito ed è fantastica. Ha motivazioni profonde, sensate, tanto morali quanto coraggiose, per salvare Horty e tenerlo con loro nonostante capisca subito cosa siano gli occhi del pupazzo di Horty e cosa sia il bimbo stesso. La sua intelligenza e la sua integrità sono fantastiche fin dall'inizio, anche se il motivo di alcuni suoi comportamenti è dapprima oscuro. Il suo ruolo nel romanzo viene rivelato verso la fine costringendo il lettore a riconsiderare gli eventi sotto una nuova luce e stupendolo con spiegazioni non banali a fili di trama che parevano buttati lì e abbandonati, quindi non ne parlerò e basta perché c'è un limite allo spoiler! Basti dire che il personaggio ne esce giganteggiando.

Tornando a bomba: Zena sa che deve nascondere quel bambino e i suoi cristalli al gestore del circo, all'anagrafe Dottor Monetre, detto il Cannibale, e decide per vari cogenti motivi che il modo più sicuro è farlo sotto il suo naso. 

Detto signore dal nome rassicurante sa già che esistono cristalli simili. Li ha scoperti per caso notando un albero "clonato" vicino casa sua: esattamente duplicato rispetto a un albero pochi metri più in là. Anzi, peggio che clonato: se tagli un rametto a uno, scompare all'altro. 
Intrigato Monetre comincia una serie di sperimentazioni che lo portano a disintegrarsi la vita ma anche a scoprire che tale anomalia è provocata da misteriosi cristalli viventi e psichici, o quanto meno empatici, che è in grado di piegare al suo volere torturandoli, ovvero dirigendo odio verso di loro. Non può però comunicarci, non sa come. Sono stati i suoi esperimenti coi cristalli a generare il circo di mostri a cui si è unito Horty: essi sono infatti in grado di dare sostanza ai loro sogni e possono essere guidati in questo dagli stati emotivi del Cannibale, che altro non vuole dalla vita che controllarne completamente le enormi capacità. Il suo piano è trovare il modo di far loro generare un essere umano sano, intelligente e completo, non come i freaks che ha prodotto finora, il quale poi, data la sua natura, possa comunicare coi cristalli per far loro eseguire dei precisi ordini del malvagio Cannibale. Il che non promette nulla di buono, come vedremo.

Comincia così una vita nuova e più felice per Horty, coccolato, educato e protetto dai freak del circo. Le dita gli ricrescono in qualche mese tempo, cosa che Zena lo esorta a tenere rigorosamente nascosta al Cannibale. Lo fa studiare anche, e Horty si rivela dotatissimo: ha una memoria eidetica e finisce molteplici libri al giorno ricordando ogni cosa con assoluta precisione.

Sturgeon a questo punto sposta il punto di vista e segue un po' il Cannibale. In relativamente poche pagine, riesce a dare il quadro agghiacciante di un uomo incattivito dalla vita, pieno di disprezzo e sdegno per il mondo e le persone, perso nella sua scientifica ossessione che ritiene più importante di chiunque e qualsiasi altra cosa - a parte se stesso e il genocidio della razza umana, che è il suo chiodo fisso perché è una merda misantropa. 

Questa è una cosa che Sturgeon fa a più riprese nel romanzo e la fa molto, molto bene. Sa che parole usare, pennella in pochi tratti drammi umani lunghi una vita, fornisce motivazioni, sentimenti e atteggiamenti dei personaggi in un attimo, semplicemente e concisamente ma con grande profondità. È così bravo che riesce a travalicare gli stereotipi e a fare cose che altri autori non riescono.
A un certo punto, ad esempio, il lettore si trova esposto a uno dei più gravi crimini letterari che si possano commettere: il terribile infodump, peraltro sotto forma di monologo, una roba che ci mette dieci secondi a diventare la parodia di se stessa. Invece Sturgeon riesce a renderlo il convincente delirio ossessivo di un uomo incarognito, misantropo e crudele che ha un conto aperto con l'umanità tutta e usa la povera, paziente Zena come muro a cui parlare.

Questa relazione tra il Cannibale e Zena è tormentosa, violenta e crudele, ma illustra molto bene la differenza di potere tra i due e come entrambi decidono di usarla a proprio favore, da una parte con la prepotenza e dall'altra con la segretezza: dopotutto il Cannibale non si è mai accorto che Horty è una donna e che (misteriosamente) ha di nuovo le dita! Sturgeon fa un buon lavoro nel rappresentare tutta la violenza, fisica e mentale, di questo rapporto marcio fino al midollo che Monetre impone a chi gli "piace", da autentico psicopatico narcisista che gode nell'infliggere sofferenza.

Le cose prendono un'altra piega dopo alcuni anni che Horty gira col circo (e, curiosamente, non è cresciuto di un centimetro).
La tournee lo porta a un centinaio di chilometri da casa sua: Zena lo sveglia nel cuore della notte, lo fa vestire e gli dice di tornare da dove è venuto perché più a lungo sta col Cannibale più rischia la buccia. Nulla viene spiegato ma è chiaro che ha a che fare coi cristalli, che il Cannibale sa qualcosa di Horty che il lettore ancora non sa e non dico altro perché è già abbastanza ovvio così.

La narrazione riprende 3 anni dopo e non è un problema, a testimonianza di come Sturgeon riesca a coinvolgere subito il lettore e a fargli lavorare il cervello di conseguenza: presi dalla storia ci si sforza volentieri di ritrovare l'orientamento invece di irritarsi per il saltone. 

Ci ritroviamo quindi a seguire Kay, ex compagna di classe e unica amica di Horty nella sua "vita precedente". Lo aveva visto la sera in cui fuggì di casa, dopo l'assalto del padre, e poi mai più, ma non lo ha mai dimenticato. La ragazza, ormai adulta, lavora per un avvocato con lo scopo di guadagnare abbastanza per permettere al fratello di intraprendere gli studi di medicina e si ritrova ricattata dal padre adottivo di Horty, un illustre giudice, il quale mette in chiari termini che se lei non sarà "gentile" con lui è in suo potere rovinarla.

Kay, non sapendo che fare, cede a un primo incontro in un locale... in cui uno sconosciuto chitarrista vede le terribili avanches del giudice e, approfittando della sua momentanea assenza, avvicina Kay, le regala 300 dollari e le dice di concordare un incontro per il giorno dopo col giudice perché non si insospettisca, poi di uscire dal locale e scappare col primo treno o è evidente che finirà male.
Kay lo fa... ma la sera dopo si presenta comunque all'incontro col giudice, in un vestito sexy, e lo segue fino alla garçonnière del vecchio porco.
Dove, subito dopo averlo terrorizzato raccontandogli di quando ha mutilato suo figlio adottivo, si trancia tre dita con un'ascia facendolo svenire dall'orrore e gliele lascia lì in un fazzoletto da ritrovare al risveglio.
La ragazza che si è presentata all'appuntamento e il chitarrista sono entrambi Horty camuffato grazie ad alcuni inediti trucchetti dovuti alla sua natura "cristallosa" che farebbero la gioia di una spia - tra cui anche l'incremento dell'altezza.

Non sto a spoilerare oltre ma la trama da qui in poi scorre dritta filata tra colpi di scena ad altissima tensione fino a un finale col botto, con diverse spiegazioni di retroscena perfette per tempismo e struttura in cui ogni filo viene tessuto ordinatamente fino all'ultima pagina.

Scientificamente parlando Sturgeon gestisce l'esistenza dei cristalli e la loro natura in maniera eccellente, suggerendo implicazioni epocali per l'origine della vita sulla terra e per la teoria dell'evoluzione darwiniana: siamo nel 1950 e il DNA non è ancora stato scoperto, quindi il meccanismo con cui avvenivano le mutazioni era sconosciuto e c'era ampio spazio di manovra per speculare in modo sia creativo che plausibile: ottima prova. Molto bella anche la spiegazione dell'evoluzione parallela dei cristalli rispetto alle altre forme di vita terrestri: dato che non interagiscono in alcun modo significativo sono rimasti sconosciuti per l'intera storia del mondo e la cosa non richiede particolari sforzi alla nostra sospensione dell'incredulità perché è molto ben giocata.

Chiude il volume la rubrica scientifica in cui si discutono le varie, fantasiose teorie sull'origine delle glaciazioni. Si va dal "movimento oscillatorio dei continenti" a un Sole morente che viene periodicamente rivitalizzato da un pianeta che ci cade dentro (già tre, secondo la teoria, e il prossimo avrebbe dovuto essere Mercurio), ma il curatore chiarisce subito che, in buona sostanza, nel 1953 non ne sapevamo una cippa al sugo.

Copertina inutilmente sexy ma sempre bellissima, bravo Curt Caesar

Brutta ammaccatura sulla costa

Bel volumone!

Ex libris: solita firma incomprensibile e data

Scheda dell'opera

Si comincia!

Horty con Junky, il suo pupazzo, e Armand Bluett, il padre adottivo che gli moncherà tre dita

Solum l'Uomo Coccodrillo, uno dei "freak" del circo

Meglio tenere segreto il pupazzo

Il Cannibale studia un cristallo sognante

Bluett di fronte all'orrore delle sue colpe

Prossimo romanzo!

Horty dimostra come possa modificare la struttura del suo braccio a piacimento, dalla forma alla lunghezza ai peli ecc.

Confronto tra Horty e patrigno

Solum e Zena

Parolacce? No, signora mia, mai!

Il peggior errore sfuggito all'editor

Rubrica scientifica, sempre interessante vedere quanto poco sapevamo negli anni '50 su una quantità di soggetti

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Enigmistica

Confidenze lo leggeva mia nonna da ragazza!