CARATTERISTICHE EDITORIALI E FISICHE
Numero in condizioni discrete, niente da scrivere a casa. Azzarderei un LEM 4, forse meno un 0.2, visti gli angoli della copertina - uno mancante e uno rovinato - e la piegatura da lettura vicino al dorso. Per il resto il volume si presenta solido e compatto, decisamente flessibile! Pare di tenere in mano un libro molto più giovane, anche se le pagine sono un po' troppo brunite. Nessun timore di piegare la copertina durante la lettura. Sul frontespizio solita firma indecifrabile con data.
The Weapon Shops of Isher è un testo "assemblato", figlio e nipote di narrativa breve. Suo padre è il racconto The Weapon Shop, pubblicato nel dicembre 1942 su Astounding Science Fiction che è a sua volta lo sviluppo di una storia ancora più corta, The Seesaw, uscita sulla stessa rivista nel luglio del '41. La prima edizione del libro è per i tipi di Greenberg nel 1951, questo numero di Urania è la prima edizione italiana. Vale la pena notare che sarà ristampato nel n. 432 del 1966.
La traduzione è mediocre, soffre di incertezze che mi fanno pensare a qualcuno poco abituato al lessico inglese del tempo. La traduttrice Rosetta Colli stando all'OPAC ha fatto solo questo e Hedrock l'Immortale (Urania n. 17), anch'esso di Van Vogt. Avrei però scommesso che fosse una traduttrice di classici, o qualcosa del genere. A suo favore posso dire che conosce bene l'inglese ed è scrupolosa: raramente si vedono Note del Traduttore in un libro di narrativa, cosa che lei qui fa e che io ADORO perché sono un gran sostenitore della loro necessità assoluta... anche se magari poteva risparmiarsi le conversioni piedi/metri.
Per contro però la Colli ha problemi di scorrevolezza e col dedurre il significato di alcuni termini dal contesto. Ci sono frasi senza senso che mi paiono chiaramente tentativi poco riusciti di tradurre
technobabble, il che di solito è indice di un traduttore non molto esperto o poco a suo agio col genere. Posso fare l'esempio di uno "stratoplano interstatale"
completamente trasparente che diventa un'astronave due frasi dopo e un "nave-plano" dieci pagine più giù (in altre occorrenze del termine il trattino scompare, mah). Qualcosa quadra poco. Senza contare che ogni veicolo volante si chiama
qualcosaplano: esistono pure l'
autoplano, il
merciplano, l'
energiplano...
Come descrivere poi lo stile della prosa? Diciamo che i videotelefoni si chiamano "telestati" e funzionano a crediti, di cui se ne possono avere "bilioni" da conservare magari in un "cofano di gioielli". La gente si "adonta" mentre un lampo di luce "si determina" tra roboanti ingiunzioni di "questo voi farete, nonostante tutto!": letteraria e drammatica, risuona in un registro troppo alto ma è piacevole. Il tono è uniforme e coerente, pur se esagerato. I dialoghi, per quanto a volte buffi, sono adorabili rispetto a quelli odierni che risultano molto più spicci e colloquiali. Per me hanno un gran fascino i tempi in cui la malvagia imperatrice egomaniaca si rivolgeva all'eroe dandogli del voi mentre lo minacciava con crudeli frasi sintatticamente elaborate cosparse di insulti creativi e termini aulici.
Rosetta Colli era forse una brava dilettante che ha fatto del suo meglio negli unici due lavori che le sono stati assegnati? C'era un sacco di gente "esterna" che gravitava intorno alla redazione di Urania nei primi tempi, quando Monicelli lavorava da casa, ma non ne so abbastanza. L'incapacità di tradurre "pari" e "dispari" quando riferiti al gioco d'azzardo (foto sotto), unita alle N.d.T. che parlano di "num. divisibile per due" e "num. non divisibile", mi suggerisce vagamente che fosse molto giovane e non avesse quindi esperienza di casinò, nemmeno indiretta. Ditemi la vostra se sapete qualcosa riguardo a questa misteriosa signora/ragazza che, pur considerando quanto detto, merita mille punti per una trovata geniale: nel mondo di Isher un delinquente comune usa un "trasparenzatore" per sbirciare nelle tasche delle sue potenziali vittime ed è una parola che voglio sul vocabolario :D
Copertina, come sempre, del meraviglioso Curt Caesar, illustrazioni interne nuovamente di Jacono che si conferma tanto talentuoso quanto versatile e prolifico. Dico sul serio, quell'uomo illustrava
tutto, sempre, fortissimo con una qualità media allucinante.
RECENSIONE (SPOILER!)
Van Vogt al timone di norma vale il prezzo del biglietto, ma la recensione conterrà molta poca trama. L'inizio è un po' confuso, ma cercherò di chiarire subito i termini della questione.
Si comincia con Chris McAllister, giornalista del 1951, che si vede di fronte all'improvviso un negozio di armi che prima non c'era. L'insegna, che dalla descrizione appare olografica, dice:
BELLISSIME ARMI
IL DIRITTO DI COMPERARE ARMI
È IL DIRITTO DI ESSERE LIBERI
Entra, curioso, e da lì la sua vita non sarà più la stessa perché si troverà nel bel mezzo di una lotta senza quartiere tra l'Imperatrice di Isher e i Negozi di Armi che si oppongono alla sua tirannia!
Infatti quando il Negozio di Armi si è ritrovato nel tempo di McAllister, l'interferenza proveniente da un edificio governativo che si troverà lì accanto migliaia di anni nel futuro ha caricato McAllister di energia temporale sufficiente a distruggere la città. Nel contempo il proprietario del negozio crede si tratti di un attacco per precipitare lui e le sue armi nel flusso del tempo e che altri attentati, con modalità simili, sono imminenti per tutti gli altri negozi - ovviamente per ordine di Innelda, Imperatrice di Isher. Decide quindi di "isolare" il pericolosissimo, carico giornalista in una tuta spaziale di qualche tipo e di scagliarlo a oscillare avanti e indietro per il tempo fino a che non si troverà un modo di "scaricarlo" senza pericolo.
Questo ha il vantaggio che finché è in giro, la macchina nascosta nell'edificio governativo imperiale scaricherà la sua energia nel povero McAllister invece che sui negozi, ma anche lo svantaggio che il poverino viene già dato per spacciato perché non esiste modo di recuperarlo senza farlo esplodere: devono solo decidere dove e quando, cioè in che epoca, per non causare troppi danni all'universo. Sì, perché l'energia è proprio tanta e si rischia di fare danni importanti alla natura stessa dello spaziotempo.
Da queste premesse inizia una rocambolesca avventura "spaceoperistica" che vede intrecciarsi i destini di Fara Clark, un impiegato mollaccione che mi ricorda un po' Gilbert Gosseyn, il protagonista del numero 10, per la sua confusa, goffa dabbenaggine (ma si redime), e suo figlio Cayle, che è l'opposto del padre e la cui intraprendenza è la chiave per risolvere il conflitto tra Impero e Negozi. Come? Mi limiterò a dire che Hedrock, uomo immortale affiliato ai Negozi di Armi, vede in lui un "callidetico" all'ennesima potenza, cioè un individuo il cui eccezionale intelletto, forza di volontà e puro magnetismo animale sono in grado di plasmare il destino dell'universo. Un filino superomistico ma ehi, è space opera classica.
La struttura del romanzo è tutta giocata sull'intrecciarsi di queste tre linee di trama: McAllister, Fara Clark e Cayle Clark, con occasionali interventi di Hedrock, personaggio di cui mai viene spiegata l'immortalità e che Van Vogt approfondirà in "Hedrock l'immortale", numero 17 della collana.
Come gestire tutto questo gran casino?
Non provo nemmeno a riassumere oltre la trama, sarebbe futile: è una serrata sarabanda di scorrerie (ah, le gioie dell'allitterazione!) che si muove così velocemente da risultare, in certi tratti, confusa. Probabilmente è effetto del fatto che Le armi di Isher è un "collage" di storie brevi precedenti, ma sospetto c'entrino anche i tagli che sicuramente sono stati operati al romanzo, che ho letto in originale tanti anni fa ma di cui ricordo ancora abbastanza da poter dire che qui mancano ampi brani.
Il libro è comunque un ottovolante godibilissimo: Van Vogt rimane un signor scrittore e la sua capacità di tenere incollati alle pagine con ragionamenti stringenti e azione incalzante è sempre altissima. Ero partito dubbioso ma giunto al finale sono un convertito. La confusione iniziale, dovuta alla natura "composita" (per non dire "raccogliticcia") del testo, si dissipa presto. Il romanzo tira dentro perché, oltre a darci un sacco d'azione e complotto, presenta idee interessanti e le sviluppa alle loro estreme conseguenze (Secondo Emendamento, anyone?). Come sempre l'accuratezza scientifica non è un problema che l'autore si sia posto, come nel corso della sua intera carriera, ma nonostante i miei gusti personali ciò non toglie nulla alla validità della storia. Probabilmente il miglior Van Vogt che ho letto fin qui nel mio viaggio attraverso i primi 100 Urania e DI CERTO non vi spoilero il finale perché è STREPITOSO ;)
A chiudere troviamo l'ultima puntata di Oltre l'invisibile di Simak, che un giorno recensirò a parte, l'angolo della Sfinge e una prima una rubrica scientifica firmata CANOPO, intitolata "Recentissime dai pianeti".
Si parla prima di Venere. Al tempo non avevamo veramente la più pallida idea di come fosse fatto quel pianeta ed è affascinante leggere delle teorie correnti nel 1953, anche se l'impressione è che Monicelli abbia ritenuto di dare spazio a quelle più... ehm... fantascientifiche. Si va dall'ipotizzare in modo fantasioso temperature "venusine" (sì, scritto così) simili alle nostre, con una buona certezza di oceani e vita telepatica a base di silicio, a curiose ipotesi sul magnetismo del pianeta che farebbe cose strane alla circolazione dell'anidride carbonica. Quasi niente di irragionevole date le conoscenze del tempo, in cui al massimo avevamo spettroscopia e osservazioni ottiche, anche se poi crolla tutto quando si afferma che la "parapsicologia è ormai scienza ufficialmente riconosciuta".
Marte, poi! Marte è caldo! Forse più della Terra. E ci si interroga sulle sue nuvole, soprattutto quelle rosse e gialle, dopo che "la teoria delle tempeste di sabbia di origine Lowelliana è stata abbandonata". Chissà cosa sono, forse polveri vulcaniche - ancora non sapevamo che Marte non è geologicamente entusiasta. C'è poi forse anche la vita, in particolare piante nei "mari", si ipotizza che la superficie non sia del tutto piatta ma abbia qualche insignificante collina (come il Monte Olimpo, ad esempio, il picco più alto del sistema solare) e si attendono le grandi opposizioni del 1954 e 1956 per scoprire finalmente, una volta per tutte, se Schiaparelli aveva ragione e 'sti canali ci sono o no! Ce lo dirà l'osservatorio di Monte Palomar, aperto da appena due anni, grazie al quale Hubble avrebbe poi compiuto le osservazioni che lo portarono a stabilire la sua Legge. Si finisce parlando dell'astronomo Kuiper che osserva Plutone e studia la regione circostante, in cerca di conferme dell'esistenza di "una specie di nuova cintura di asteroidi" su un'orbita di poco più esterna.
La rubrica scientifica vera e propria, "Curiosità scientifiche", firmata L'ASTRONAUTA, è intitolata "L'uomo cittadino del sistema solare" e parla anch'essa dei pianeti del vicinato, iniziando con lo spiegare le basi del volo interplanetario in modo divulgativo ma sostanzialmente corretto. Si dilunga sulle effettive difficoltà di studio della superficie (i migliori telescopi del tempo non erano in grado di discernere oggetti sotto gli 80km di estensione), poi descrive con realismo e dovizia di particolari una colonia di cupole gonfiabili - pur basandosi sulle stime allora ottimistiche relative a composizione densità dell'atmosfera - e il futuro dei razzi a propulsione nucleare che, nel 2052, si riforniranno di carburante su Titano e collegheranno tutti i pianeti del sistema solare.
Perdonate se mi sono dilungato ma se siete come me state gongolando felici: è sempre divertente ripercorrere la storia della scienza e meravigliarsi di come progredisce.
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Fantastica copertina di Caesar, la tecnologia che disegna è sempre strepitosa. Peccato gli angoli rovinati. |
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Testata "traino" della Mondadori, anch'io ero un fan da ragazzo! |
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Costina praticamente impeccabile. |
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Prima di Benigni, Harsanyi su Rubens. |
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Frontespizio con firma illeggibile e data: Marzo 1953. |
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"Spoilerosissima" scheda dell'opera, Monicelli non si teneva un cecio in bocca scrivendo queste. Tra l'altro: un sacco di prime edizioni nei primi 100 Urania! |
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Si parte col prologo: finto articolo di giornale e la disavventura del poveraccio che varca quella porta. |
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Esempio dei molti refusi tipografici che piagano Urania fin dagli albori. |
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ADORO le note del traduttore, ma non so se fosse necessario convertire le unità di misura. Per carità, era il 1953 e non ci eravamo abituati, però insomma. Traduttrice scrupolosa! |
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Povero McAllister, intabarrato nella tuta e scagliato nel tempo senza manco il tempo di un caffè. |
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Il "vero e proprio" inizio del romanzo. |
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La cosa migliore che può capitare in un matrimonio, no? Una bella mogliettina docile e obbediente rende "l'esistenza una cosa meravigliosa". Persino la sua ansia è "timida". BRRRRR. |
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La technobabble è TERRIBILE. |
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"Cosoplano". Che "rotea". |
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Peccato che Urania Rivista sia morta così in fretta. C'era dentro roba breve fichissima. |
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Una N.d.T. per dire "pari" e "dispari"? Senza manco chiamarli così ma "num. divisibile per due" e "num. non divisibile" (per due)? Scriverlo nel testo no? Capite perché parlo di traduttrice inesperta? |
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Altra technobabble ai limiti del ridicolo. Si capisce a malapena. |
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Una "casa delle illusioni", strumento con cui l'Impero si procura giovanotti da sfruttare su altri pianeti adescandoli coi piaceri terreni.
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"Tutto per l'uomo" include le donne! Aria di 1953. |
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Innelda, Imperatrice di Isher, parla con Cayle Clark via telestato. |
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Povero McAllister, che traumi orripilanti. |
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Come sopra! |
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Interessante particolare tipografico: gli Urania di quest'epoca sono costituiti da "libretti" di 16/32 pagine ("sedicesimi" e "trentaduesimi" in gergo) cuciti insieme alla costina. Quella dicitura 6 - UR - 12 indica che qui inizia il sesto sedicesimo del numero 12 di UR-ania. |
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Non ho ancora letto il numero 13 ma ne conosco le premesse (le stesse de Il Pianeta delle Scimmie, che "prende in prestito" moltissimo da qui) e sono pronto a scommettere che le scimmie non hanno tre occhi. |
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La popolazione del sistema solare nel 4784. |
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"Caschi? Quali caschi?" Al tempo pensavamo Marte fosse molto più accogliente. |
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Eh? Cos'è che fa? Vibrache di che cosa? |
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Impossibile non leggere I Romanzi di Urania! Brividi cosmici! Concordo. |
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Ogni tanto ci si imbatte in romanzi mai sentiti che invece sono presenze stabili nel panorama editoriale: questo lo vedo ancora a catalogo in molte librerie online. |
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Sempre a favore della narrativa atomica. |
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Rubrica approssimativa. |
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Rubrica seria. |
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Premio Strega del 1953. |
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Carino il cruciverba disegnato! |
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Piano dell'opera. |
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Ritratto bruttino eh, poco lusinghiero. |